Omicidio o suicidio, la morte di Luigi Tenco resta uno dei più grandi misteri della musica italiana, ecco tutto quello che c’è da sapere.
Questo pomeriggio a Pomeriggio 5 si torna a parlare di Luigi Tenco e della sua morte, avvenuta al Festival di Sanremo del 1967. Era il 27 gennaio, alle ore 2:10 il corpo senza vita del cantante è stato ritrovato morto nella sua stanza d’albergo.
L’artista in gara a Sanremo, era nella stanza 219 dell’Hotel Savoy di Sanremo. La polizia sarà avvisata solo alle 2:45, a trovare il corpo del cantante, Dalida, sua compagna in gara e nella vita per alcuni anni.
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In principio al Festival di Sanremo due artisti portavano in gara lo stesso brano, nell’edizione del 1967 Luigi Tenco partecipò alla kermesse con Dalida, la cantante francese di cui è sempre stato innamorato. Nelle interviste che precedettero la gara, Tenco si diceva convinto della vittoria, come ammesso con il giornalista Daniele Piombi.
Il 26 gennaio entrambi gli artisti sono saliti sul palco, in due esibizioni distinti, con il brano Ciao amore ciao. Secondo alcuni racconti di quella notte, pare che Tenco avesse assunto alcol e Pronox, per superare l’ansia della diretta. Una frase passata alla storia di quella sera fu quella riportata da Paolo Dossena, amico di Luigi, che cercò di allontanarlo dalla bottiglia. A lui Tenco disse “Sei così amico da metterti fra me e il whisky, ma saresti così amico da metterti fra me e la pallottola di un mio nemico?”
Sempre Dossena, ha rivelato che Tenco gli aveva chiesto di portargli l’automobile in Linguria. Durante un controllo di routine, Dossena trovò una pistola e chiedendo successivamente spiegazioni l’amico gli disse “Hanno cercato di uccidermi due volte.”
Verso mezzanotte, Tenco salì sul palco dell’Ariston, la sua fu una delle ultime esibizioni. “Ciao amore ciao“, ottenne solo 38 voti su 900 e l’unica speranza era un ripescaggio. Tuttavia, la commissione scelse però La Rivoluzione di Gianni Pettenati.
Inutile il tentativo di Dalida di consolare il suo compagno, l’uomo l’accompagnò al ristorante. Quella fu l’ultima volta che la cantante lo vide vivo.
Le ore successive di Luigi Tenco sono state ricostruite attraverso informazioni parziali e frammentate. Secondo una ricostruzione, mostrata anche da Chi l’ha visto, Tenco tornò nella sua stanza d’albergo, la numero 219.
Qui effettuò due chiamate, la prima al capo della Rca, Ennio Melis, senza ottenere risposta, la seconda a Valeria, la sua fidanzata del tempo. Un’ora dopo quest’ultima chiamata, Tenco era morto. Dalida si trovava in quel momento al ristorante, Lia Maggiore, quando venne trovata da una chiamata nella quale le veniva comunicato che Luigi era malato.
Alle ore 2:10, il corpo di Luigi venne rinvenuto proprio da Dalida, tuttavia la polizia venne chiamata solo alle 2:45. Ancor prima di recarsi sulla scena del crimine, il Commissario Arrigo Molinari comunicò all’Ansa il suicidio del noto cantante.
Nella stanza d’albero di Tenco la polizia trovò un biglietto di addio e una Walther Ppk 7.65, regolarmente detenuta dal cantante. Solo alle 5:20 del mattino, la Polizia registrerà agli atti il biglietto di addio di Tenco.
Nella stanza 219 venne rinvenuto un biglietto di Tenco “Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita” si legge nella lettera.
“Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione.”
Nel biglietto Tenco cita la canzone di Orietta Berti, un fatto che ha profondamente segnato la cantante “Dopo, nell’ambiente mi schivavano tutti“ ha raccontato la cantante, in gara a Sanremo 2021.
La Berti non ha mai creduto che quelle parole fossero state scritte da Tenco “C’erano due errori di ortografia che lui non avrebbe mai commesso.” Tuttavia la Berti fu molto segnata dall’episodio.
Il commissario Arrigo Molinari fu subito convinto che Tenco si fosse suicidato, nella sua relazione si legge infatti “è morto per un colpo di pistola alla testa, è evidente.” Il 24 giugno del 1967 la questura archivierà il caso come suicidio. Tuttavia, sul corpo di Tenco non venne eseguita alcuna autopsia, né venne eseguita un analisi sul bossolo, sull’arma o sulla stessa mano di Tenco.
Negli anni Novanta Marco Buttazzi e Andrea Pomati, due giornalisti, a seguito di una loro personali inchiesta evidenziarono alcuni particolari inediti. Ritrovarono una fascicolo della polizia ritenuto perduto, rivendendo così le fotografia della scena del delitto.
I due giornalisti rintracciarono i necrofori che portarono via il corpo dalla stanza, i quali ammisero che quella terribile notte dovettero riportare il corpo di Tenco nella stanza: la polizia si era infatti resa conto di non aver scattato le foto al corpo.
L’inchiesta continuò e nel corso degli anni ci fu una vera e propria caccia allo scoop. Il 29 febbraio 2005, Paolo Bonolis intervistò il commissario Arrigo che tornò sui suoi passi “Di sicuro un suicidio non lo è stato. […] È stato un omicidio collettivo.” Pochi mesi dopo quest’intervista Molinari è stato trovato morto.
Nel 2006 la salma di Luigi Tenco venne riesumata e si scoprì per la prima volta la presenza di un foro d’uscita nel cranio del noto cantautore. Il medico legale Vincenza Liviero a seguito di questa scoperta affermò “Un suicidio da manuale.”
Sulla mano di Tenco venne trovata tuttavia una particella di antimonio, questo e gli esiti degli esami balistici, portarono il magistrato ad archiviare il caso nel gennaio 2009 come suicidio.
Nel 2013 i giornalisti Pasquale Ragone e Nicola Guarneri hanno intrapreso una nuova inchiesta sulla morte di Tenco. Secondo i due giornalisti il bossolo rinvenuto nella stanza di Tenco riporterebbe segni di una Berretta modello 70.
I due contestarono diversi errori alla polizia, sostenendo che Luigi Tenco non avesse mai premuto il grilletto e che la pistola di sua proprietà non fosse mai entrata nella stanza 219. Nel verbale, stipulato dalla polizia quella terribile notte, alle 3 non si faceva voce d nessuna poistola e nessun biglietto. Arma presente invece nelle foto delle 4:15, una Bernaderlli mod. 60 inserita dagli inquirenti in assenza della pistola del cantante.
Nonostante le prove raccolte dai due giornalisti, la questura non ritenne di dover aprire nuove indagini.
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