Il nuovo decreto ha valutato la Campania come una delle nuove regioni a rischio. I ristoratori atterriti dalle nuove regole.
La Campania torna di colore arancione ufficialmente da domenica. Questo è stato deciso dal ministero della salute, soprattutto dopo che in questi era state già effettuate delle chiusure localizzate per alcuni comuni in particolare nel napoletano.
La decisione impone dunque regole ferree come da copione per i ristoratori in particolare: chiusura a pranzo, asporto solo dalle 5 alle 22 e delivery, ovvero consegna a domicilio.
E parte la protesta della ristorazione, che si vede chiudere un’altra volta la possibilità di alzare qualche soldo con i pranzi ed i tavoli pieni.
Campania definitivamente in zona arancione: rivolta dei ristoratori
In rappresentanza della categoria parlano in particolare i grandi ristoratori, come il famosissimo Gino Sorbillo, introducendo che la chiusura dei ristoranti a pranzo sarebbe una mossa insensata, dato che le persone si possono incontrare anche in altri luoghi:
“Per noi chiudere di nuovo sarà la mazzata finale. Più passa il tempo e più le persone si ritrovano anche in maniera segreta. Dovunque in Italia ci sono serate in casa, 10-15 persone che mangiano la pizza, che bevono l’aperitivo quando finiscono di lavorare. La popolazione non ce la fa più ma non si può pensare che se faccio una serata a casa con gli amici il virus non entra. Noi ristoratori non possiamo farci niente, molti hanno già chiuso e tantissimi chiuderanno per sempre se si blocca di nuovo il pranzo che ci avevano lasciato”.
A preoccupare però erano state in particolare le immagini scottanti sul lungomare di Napoli e Salerno, con gente ammassata e senza mascherina che attendeva fuori dai ristoranti.
Gli episodi erano stati commentati anche da De Luca, che aveva commentato come vergognosa la questione.