Il Movimento Cinque Stelle aveva inserito la creazione del ministero della transizione ecologica come conditio sine qua non per accogliere il nuovo esecutivo. A Roberto Cingolani il compito di portare a compimento questo lavoro
Il nuovo Ministro della transizione ecologica è una fotografia dello sviluppo del Paese. Roberto Cingolani nasce a Milano il 23 dicembre 1961, ma si forma nel Mezzogiorno. Studia a Bari e si laurea nel dipartimento Interateneo di Fisica. Poi il Dottorato nello stesso Ateneo, prima di partire alla volta della Normale di Pisa. Ma l’attrazione con la Puglia è inscindibile, ed ecco che torna a Lecce.
Dal 1992 al 2004 è stato professore all’Università del Salento, dove ha visto diventare il National Nanotechnology Laboratory un polo d’eccellenza internazionale per le nanotecnologie. Dopo un periodo come visiting professor alla Tokyo University e all’americana Virginia Commonwealth University, è stato nominato nel 2005 Direttore Scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, dove ha lanciato il programma interdisciplinare Humanoid Technologies, basato sull’idea che l’imitazione tecnologica della natura e delle sue dinamiche possa fornire soluzioni per migliorare la qualità della nostra vita. Proprio qui Roberto Cingolani ha registrato personalmente 48 famiglie di brevetti. Dal 2019 è Chief Innovation Officer di Leonardo, mentre fino al giugno 2020 è stato uno dei membri della task force governativa guidata da Vittorio Colao per affrontare la Fase 2.
Come molti dei politici in cui ci si imbatterà da ora in poi, Cingolani ha una vita privata molto riservata. Ed è bene che sia così. Roberto Cingolani ha la fisica nel DNA e nel destino. Suo padre era docente universitario di Fisica, mentre sua sorella è ordinaria di Matematica all’Università di Bari, dove anche lui ha studiato, mentre il fratello ha una cattedra di Biologia alla Jefferson University di Philadelphia. Ennesima testimonianza di quell’impatto internazionale che ognuno di questo governo dei migliori ha come dote di vita. Sposato con 3 figli, la moglie, Nassia, di origini greche, è una fisica esperta in Scienza dei materiali.
Nel suo storico di studioso, Cingolani vanta oltre 1000 comparsate in riviste scientifiche, sia da autore che da co-autore. Nel 2015 ha pubblicato il libro “Umani e umanoidi. Vivere con i robot”, scritto insieme a Giorgio Metta e, nel gennaio 2020, “Prevenire. Manifesto per una tecnopolitica italiana” scritto con Luca Carra e Paolo Vineis.
Una visione futuristica accompagna da sempre il punto di vista di Cingolani, in uno dei suoi lavori scrive che “Solo la prevenzione può salvarci. Solo soluzioni globali, preventive e lungimiranti possono risolvere i tre debiti del genere umano: socio economico, ambientale e cognitivo”
Poi la visione sugli investimenti del futuro, non solo, come facilmente immaginabile, sull’investimento nel settore artificiale, ma anche sul fattore umano. Quanto invece all’emergenza sanitaria “La crisi pandemica ci ha sbattuto davanti un modello esistenziale frenetico e vagamente sbandato – raccontava tempo fa sulle colonne de Il Foglio – ci siamo resi conto che tanti spostamenti a cui eravamo abituati erano semplicemente inutili e che con una videoconferenza puoi risolvere parecchi problemi. Io non sono un sostenitore della frugalità come stile di vita ma neanche dello spreco: il meglio è ottimizzare”.
Il tema del conflitto di interessi è da sempre caro a una certa parte del Parlamento eletto, e anche Cingolani c’è finito in mezzo. I fatti risalgono al lontano 2006. All’epoca Roberto Cingolani trasferì 3,5 milioni di euro dai fondi dell’Istituto italiano di tecnologia (ITT), di cui era direttore dal 2004, al Laboratorio nazionale di nanotecnologie di Lecce, diretto dalla moglie Rosaria Rinaldi (oggi ex moglie) e da lui stesso fino al 2004.
Una vecchia faccenda riportata subito agli onori delle cronache. I più appassionati del Conte II hanno subito scoperchiato il vaso di Pandora, ed ecco che nel mirino è finito il nuovo ministro. Anche Alessandro Di Battista ha chiesto spiegazioni. “Credo sia un dovere di un Ministro della Repubblica dissipare qualsiasi dubbio sulla sua condotta passata e su possibili conflitti di interesse. D’altro canto una sana opposizione a un governo di tutti è utile alla stessa democrazia. Anche i tecnici hanno il dovere di rispondere alla pubblica opinione”.
Nel proporre un ministero per la Transizione ecologica che accorpi le competenze di Ambiente e Sviluppo, Beppe Grillo ha indicato l’esempio di Francia, Spagna, Svizzera e Costa Rica. L’idea iniziale era quello di accorpare ambiente e Mise, ma così non è stato. Però c’è da ben sperare. Se la posizione del leghista Giorgetti non sarà politica, ma tecnica, allora è immaginabile una proficua collaborazione, altrimenti non basterà il nome di Cingolani a raggiungere gli obiettivi sperati. Vedi il caso Colao nel Conte II.
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Prendiamo a mo’ di esempio quello che hanno fatto in Francia. Il ministero dell’Ecologia è stato ribattezzato ministero della Transizione ecologica nel 2020, e ha il compito di attuare le politiche del governo in materia di sviluppo sostenibile, ambiente e tecnologie verdi, transizione energetica, energia, clima, prevenzione dei rischi naturali e tecnologici, sicurezza industriale, dei trasporti e delle infrastrutture. Dal luglio scorso a guidare il dicastero è la macroniana Barbara Pompili.
Poi c’è il caso della Spagna. Il Ministero per la Transizione ecologica e la Sfida demografica (Miteco) si occupa di lotta al cambiamento climatico, prevenzione delle contaminazioni, protezione del patrimonio naturale, della biodiversità, dei boschi, del mare, dell’acqua e della transizione energetica a un modello produttivo e sociale più ecologico, oltre che di demografia e dello spopolamento dei territori. Dal 2020 la ministra è la socialista Teresa Ribera Rodriguez.
Discorso diverso per la Svizzera. Il Dipartimento federale dell’Ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (Datec) è uno dei sette ministeri della Confederazione elvetica e si occupa di politica ambientale, gestione e sviluppo dei trasporti, gestione e vigilanza sulle fonti energetiche e mezzi di comunicazione, in particolare della televisione. Deve vigilare perché queste infrastrutture vitali siano usate in modo corretto e ne mettano in pericolo l’ambiente, la sicurezza o la salute dei cittadini. Dal gennaio 2019 a guidarlo è la socialista Simonetta Sommaruga.
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