Nasce la nuova ‘cosa’ a sinistra, al via l’operazione del Partito di Conte

Tanto tuonò che alla fine piovve: nasce la nuova cosa di sinistra. Sembra che Giuseppe Conte avrà il suo partito, a lui il compito di mantenere anche i consensi. 

Conte
Conte (Facebook)

Lo avevano detto, e così hanno serrato i ranghi. In attesa del discorso alla Camera di questa mattina con cui il Presidente Mario Draghi chiederà la fiducia, Partito democratico, Leu e movimento cinque stelle hanno costituito un nuovo intergruppo parlamentare. Il progetto che era nelle intenzioni di Zingaretti ormai è quasi compiuto. Roma sarà il prossimo banco di prova.

La notizia arriva con una nota congiunta dei capigruppo al Senato di M5s, Ettore Licheri, del Pd, Andrea Marcucci, e di Leu, Loredana De Petris. “Alla vigilia del voto di fiducia al nuovo governo Draghi, abbiamo deciso, sollecitati da senatrici e senatori dei tre gruppi parlamentari, di intraprendere un’iniziativa comune: la costituzione di un intergruppo parlamentare che, a partire dall’esperienza positiva del Governo Conte II, promuova iniziative comuni sulle grandi sfide del Paese, dalla emergenza sanitaria, economica e sociale fino alla transizione ecologica ed alla innovazione digitale. Con questo spirito, da domani, saremo insieme per rilanciare e ricostruire il nostro Paese”.

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Nasce la nuova cosa a sinistra, al via l’operazione del Partito di Conte. Obiettivo: cominciata la corsa a Chigi

E’ dunque nato il partito che sosterrà Giuseppe Conte nella corsa a Palazzo Chigi. I partiti “impiccati” al o Conte o morte non hanno tradito il messaggio. E così mentre l’avvocato del popolo dice di essere tornato a Firenze, e Rocco Casalino danza nei salotti televisivi, in Parlamento si prepara una nuova cosa di sinistra.

“L’iniziativa annunciata dai Capigruppo in Senato di M5S-Pd-Leu di costituire un intergruppo parlamentare per promuovere iniziative che rilancino l’esperienza positiva di governo che si è appena conclusa è giusta e opportuna” commenta l’ex premier. Ora bisognerà attendere le future mosse: se Conte dovesse tentare la scalata interna al Movimento, sarebbe difficile per il Partito Democratico chiudere gli accordi sul leader degli alleati come frontman. Sarebbe più opportuno che venisse scelto dalle fila esterne. Ma che ne sarà del consenso del Presidente del Consiglio uscente se dovesse rimanere fuori dai giochi per dei mesi? Le prospettive sono tante, è certo che se si dovesse accettare di cedere la leadership al movimento cinque stelle, ai dem potrebbe andare bene anche riempire le posizioni di potere del nuovo soggetto politico.

Leadership a Conte, ai dem il secondo livello

L’impressione è infatti che nelle fila del Pd non ci siano le condizioni per convergere su un nome. Ecco dunque che sarebbero quasi più sereni se il comandante fosse quel Giuseppe Conte così amato in questi mesi. A quel punto il Pd potrebbe imporsi sui pentastellati e prendere tutte le seconde cariche di partito, così da imporre il proprio sistema organizzativo ai caotici grillini. In questo modo andrebbero tutelate le tante e diverse anime di un partito con tanti volti.

Nasce la nuova cosa di sinistra, al via l’operazione del Partito di Conte. Oggi alla camera la fiducia

Mentre a sinistra si ricompattano su un binario comune, per riunione il gruppo del Conte II, alla Camera oggi si proverà a portare a casa il nuovo esecutivo. Le possibilità di questo nuovo scacchiere politico sono molteplici. Non ultima quella che si costituisca sulle ali di questo governo una nuova cosa politica, che guardi al centro in maniera chiara. Un progetto che potrebbe partire dalla parte politica di questo governo, in cui Mara Carfagna, Matteo Renzi e Carlo Calenda siano i punti focali di questo nuovo posizionamento. Se questi riusciranno ad andare oltre i personalismi, potrebbero mantenere in politica molti dei volti in questo momento impegnati con il governo.

Il movimento dei sindaci, si parla di un contraltare all’alleanza

Giorgio Gori
Fonte foto: Facebook

Nella sfera del possibile, comincia a prendere piene anche una nuova cosa di centro. Per il momento lo spazio lo occupano i renziani, gli uomini di Calenda ed i fuggiaschi forzisti che all’improvviso con la nomina a Ministro della Carfagna hanno visto comparire una exit strategy. Ma su quel versante potrebbero presto aggiungersi coloro i quali non sono contenti di questo passaggio a gruppo unico. Ecco che si torna a parlare del partito dei sindaci, quello che Renzi avrebbe voluto fare negli anni da Premier.

 

I possibili nomi: l’opposizione alla nuova cosa di sinistra

Capofila di questo movimento sarebbe Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, da tempo in rotta con il Partito. Con lui anche il sindaco di Bari Decaro, poco avvezzo a parlare di politica ma illuminato nella gestione amministrativa di una città e con loro potrebbe pensarci anche Stefano Bonaccini. Il governatore della Regione Emilia voleva tentare la scalata alla segreteria del Pd facendo leva sull’ala riformista rimasta nel partito. L’alleanza renderebbe la sua candidatura inefficace, e qualora dovesse essere lui il nome alla guida del Partito Democratico, difficilmente rappresenterebbe un buon mediatore con i grillini.

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