Un dettaglio sulla morte di Martina avvenuta nel 2011 a Palma de Mallora ha riaperto le indagini sul possibile strupro.
Il caso venne chiuso con l’assoluzione dei due imputati Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i quali erano stati giudicati non colpevoli della morte di Martina.
Martina Rossi al tempo della sua morte aveva solo vent’anni. Morì precipitando dal balcone della sua camera d’albergo nell’isola turistica spagnola Palma de Mallorca il 3 agosto del 2011.
Eppure un fatto, un particolare, non convinceva del tutto la versione della caduta accidentale: all’epoca, appena arrivarono le forze dell’ordine per effettuare le verifiche sul caso, Martina era in terra senza pantaloncini del pigiama.
Morì precipitando dal balcone a Palma de Mallorca: indagini ancora aperte, non si pensa all’incidente
Lo scorso 21 gennaio la Suprema Corte di Cassazione ha annullato l’assoluzione dei due imputati, ampliando la propria decisione con un comunicato: “La più evidente carenza di analisi, con conseguente evidente insufficienza motivazionale e mancanza di motivazione rafforzata, va rilevata in riferimento ai contenuti della audio-video intercettazione effettuata il 7 febbraio 2012, la cui analisi è addirittura ritenuta superflua dal Collegio d’appello”.
Valutati dalla Cassazione tutti gli elementi di possibile coinvolgimento dei due potenziali aggressori, tra i quali anche i graffi sul collo ritrovati ad Albertoni che potevano far pensare ad una colluttazione con la vittima.
Aggiunge la Cassazione, ammonendo il precedente verdetto: “I giudici di appello, con un esame invero superficiale del compendio probatorio, hanno ritenuto di ricostruire una diversa modalità della caduta della ragazza.”
Tutto riaperto quindi, ciò che sembrava chiuso dalla Corte di Firenze con una gioco da parte della ragazza, lasciatasi cadere dal balcone, in realtà ha dei retroscena molto più macabri con molta probabilità.