Alla fine il verdetto è arrivato, troppo pericoloso tenerlo aperto cosi, troppi rischi per i più piccoli. La chiusura era inevitabile.
Il noto social network ha bloccato tutti i profili dei minori di 13 anni. Una decisione, questa resasi necessaria dei troppi casi verificatisi di suicidi, incidenti e quant’altro provocati dalla smania dei più giovani di pubblicare video o partecipare a sfide lanciate proprio sull’ormai celebre social network. Le cosiddette challenge, sfide che un utente o un gruppo di utenti lanciano e che troppo spesso si fa a gara ad accettare ed imitare i più assurdi e rischiosi atteggiamenti.
Il caso della piccola di 10 anni suicidatasi con una cinta stretta intorno al collo per emulare, si era detto, la classica sfida di Tik Tok, considerato che la ragazzina nonostante l’età ne era una accesa frequentatrice. Ma la piccola non ha avuto il tempo nemmeno di riprendersi. Troppo stretta la cinta intorno al collo, la piccola è morta soffocata, io suoi organi, donati dalla famiglia hanno salvato al vita ad altri bambini. Ma questo non è l’unico caso, purtroppo.
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Tik Tok deve chiudere: il caso del ragazzino lanciatosi dal balcone a Napoli
Il caso del suicidio di un giovane ragazzo a Napoli, volato giù dal balcone. Il messaggio lasciato ai genitori, le scuse, l’ipotesi di un rischio che avrebbe corso se no avesse accettato quella assurda sfida. Pagine oscure di cronaca, non del tutto svelate. Il rischio di qualcuno che manipoli i più giovani, la facilità con la quale questi, si fanno poi manipolare. La chiusura per i minori di 13 anni, oggi, alla luce dei fatti, soddisfa tutti.
Chiaro che in questa fase, le responsabilità di quanto avviene possono essere ricondotte anche agli stessi genitori: “I genitori in tale contesto – afferma l’associazione consumerismo no profit – hanno un’enorme responsabilità, perché consentire ai bambini di utilizzare il web e i social in un’età non consona contribuisce a plasmare la mente e la personalità dei minori, portandoli a compiere gesti estremi. Per questo, oltre ad una corretta informazione, serve un giro di vite affinché si ponga un limite all’illegalità sui social network”