Dopo una crisi ci sono sempre le macerie, si immagini dopo una bufera cosa rimane. In questo caso le macerie sono politiche, e la bufera è la candidatura di Giuseppe Conte a Siena
Chissà cosa pensa Giuseppe Conte dei problemi dell’area di Siena. Sicuramente l’ingresso dell’avvocato del popolo in Parlamento dal collegio toscano renderà felice il territorio che si potrà vedere legittimamente rappresentato da un pugliese, docente a Firenze.
Impiccarsi su Conte, e fare di lui il nome del futuro ha dato questo effetto. Drammatico, per giunta. Un leader fuori dal parlamento è debole, chiedere a Zingaretti. Un leader non politico, è nullo. Perchè il segretario del Pd è vero che non si è rivelato uno stratega fino a questo momento, ma le sue competenze amministrative sono eccezionali. La regione Lazio nei mesi della pandemia ha mantenuto uno standard sempre molto alto. L’avvocato del Popolo, senza passare da nessuna esperienza amministrativa intermedia, ora si candiderà a sostituire Pier Carlo Padoan in quel collegio. Potrebbe essere un nome di concilio tra M5S e Pd, così da poter rispettare l’alleanza a cui ambo le parti tengono.
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Sulla candidatura dell’ex premier a Parlamentare ci sono state però delle riserve. Il Pd sembra aver dimenticato la sua base oramai da tempo, e mentre sbraita contro i giochi di palazzo si districa nei giochi di piazza. Andrea Valenti, segretario provinciale del Pd, senza inforcare l’arma della polemica ha suggerito calma. I poveri dem senesi non hanno davvero posto un veto sull’argomento, anzi. Hanno chiesto però che se ne potesse discutere. E’ preferibile, fanno sapere dalla segreteria, che sia un uomo del territorio a fare da rappresentante.
Il segretario dem si toglierebbe inoltre il pane di bocca, fanno sapere dal Pd. Quel posto sarebbe potuto essere suo appannaggio, mettendolo nelle condizioni di seguire da dentro la vita parlamentare. Anche Gianni Cuperlo aveva puntato quella poltrona. Sarebbe stato un gesto forte, e di reinserimento nel dibattito interno di una figura che su epurato negli anni del renzismo. Rossi, neanche a dirlo, avrebbe potuto vantare ogni genere di pretesa. Fosse solo per il suo storico nella rappresentanza del territorio. E invece no, a Siena toccherà Conte.
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