Palla all’ex premier: Conte ma quanto conti? Il Paese ha bisogno di un governo, e l’ipotesi Draghi sul tavolo di questa mattina è troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire
Con la rottura del Movimento Cinque Stelle, e con la leadership riconosciuta a Giuseppe Conte dal Partito Democratico, l’avvocato del Popolo dovrà evitare che il governo Draghi sia a trazione di centrodestra.
Le vie sono due dunque. Ricompattare sotto il suo nome una delegazione rappresentativa dell’ex maggioranza, esclusa Italia Viva. Ma questo avrebbe bisogno di un dispiego di posizioni che per un premier digiuno di politica, il paradosso di Giuseppe Conte, non è facile. Essendo lui fuori dal parlamento, salvo incarico di scopo, non potrà incalzare, sostenere o orientare l’azione di governo dagli scranni di palazzo Chigi. Dovrebbe affidarsi ad Orlando, vero volto del Pd, o a Bonafede, causa di tutti i mali. Ma questo complicherebbe il suo lavoro.
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(Quasi) Governo Draghi, ora la domanda: Conte ma quanto conti? Partito del premier e ceneri del Movimento
Se il premier del connubio prima penta-leghista e poi penta-democratico dovesse sostenere l’ipotesi Draghi allora il famoso accordo giallorosso prenderà forma. E forse in una versione stabile. E’ possibile che la frattura del Movimento Cinque Stelle, possa paradossalmente solidificare l’alleanza con il Partito Democratico. Conte ha la fiducia della parte di movimento europeista, di quella governativa e di buona parte dei 2/3 che sanno non esserci spazio per loro dal giorno dopo. Dunque, potrebbe essere credibile che quella frangia dei cinque stelle si unisca ai dem che non hanno interesse ad indispettire il capo dello stato, e al contempo da mesi ormai lavorano ai fianchi dei grillini per inglobarli e riprendersi il loro elettorato. In più l’avvocato del popolo potrà avvalersi di Europeisti, il soggetto politico che era nato negli scorsi giorni in suo aiuto. Bisognerà capire a che punto è la rivoluzione del Che di Roma nord. I carbonari di Dibba in queste ore prenderanno una decisione. La rabbia di Vito Crimi nelle ore subito successive al fallimento della composizione dell’esecutivo lascia molte perplessità.