Al via il gioco delle poltrone: Patuanelli e Orlando salgono, fuori dai giochi Bonafede e Azzolina. Rischia, inspiegabilmente, Provenzano
Con l’esecutivo numero tre di questa legislatura ci si prepara al terzo rimpasto dei ministri. Ovviamente le carte le da ancora Italia Viva, che vorrebbe essere presente in due ministeri come prima dell’uscita. Sacrificate Bellanova e Bonetti, ora è il turno dei fedelissimi: Rosato e Boschi. L’ex premier avrebbe preteso di esserci su una di quattro posizioni: Economia, Infrastrutture, Lavoro e Istruzione.
Sull’Economia Renzi sa che dovrà realisticamente rimanere fuori. Gualtieri è un uomo di Conte e così anche dal Pd potrebbero provare a farlo fuori, nell’alveo delle ipotesi c’è anche una candidatura a Sindaco (perdente) di Roma. Se Chigi finirà a Cartabia, è realistico che il Mef sarà di Draghi. Se inveve il nuovo premier dovesse essere Draghi, per il Ministero dell’Economia e della Finanza si potrebbe essere tutti d’accordo sull’ex Direttore generale della Banca dìItalia Fabio Panetta.
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Le vere pretese dei renziani sembrano comunque essere legate a Istruzione e Giustizia. La prima, che dovrebbe riassorbire l’Università, è oggi di Lucia Azzolina. Anche lei contiana, sebbene il suo operato non abbia convinto nessuno. Mentre sulla giustizia, poltrona due, siede Alfonso Bonafede. E’ stata la relazione del guardasigilli il motivo finale della caduta del Governo Conte II. Il premier ha evitato di andare al voto perdente su una relazione che lo avrebbe visto sconfitto. Alternativa a Bonafede, ad oggi potrebbe essere il costituzionalista Sabino Cassese. Saltata la De Micheli il suo ministero potrebbe dividersi: trasporti, Graziano Del Rio tornerebbe alla guida del Ministero, mentre le infrastrutture potrebbero essere gestite da Maria Elena Boschi, che potrebbe dare seguito al piano Italia Shock.
Orlando sarebbe invece il vice premier, il cane da guardia preteso dal partito democratico su quale che sia il nuovo capo dell’esecutivo. Altrimenti, potrebbe finire ad essere sottosegretario con delega al Recovery o tornare anche lui alla giusitizia. Insomma sembra difficile tenere fuori Orlando dal prossimo governo. Inspiegabile il possibile cambio Cancelleri-Provenzano. Il Ministro del Mezzogiorno, già vicepresidente di Svimez, è stato uno dei pochi a studiare un reale piano di sviluppo ed investimenti per il Mezzogiorno. Sarebbe tutto da giustificare il suo allontanamento.
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