Cinque figli a 25 anni, la depressione: li ha uccisi tutti

La donna si è poi tolta la vita e ha lasciato un biglietto di scuse. Il marito non era in casa e anche per questo è avvenuta la tragedia.

famiglia distrutta (the sun)

Il mal di vivere ha distrutto una famiglia dall’apparenza felice. Apparente, appunto. Perché la depressione si nasconde talvolta anche dietro un sorriso e non si colgono i pericoli di una malattia terribile. A 25 anni aveva 5 figli, tre biologici e due del nuovo compagno. Non ha retto al dolore di una vita forse più grande della sua giovane età, non ha retto alla ‘scelta’ del marito di dormire con suo padre per essere più vicino al lavoro, invece di passare le notti con lei e i figli.

«Mi dispiace per il mio crimine malvagio. Non sono stata abbastanza forte per combattere questi demoni” ha scritto in un biglietto trovato dal marito. La donna si chiamava Oreanna Myers, ha sparato ai suoi cinque figli, uccidendoli, poi ha dato fuoco alla casa e si è tolta la vita. Una tragedia immane. Senza un perché un evidente, ma che un perché ce l’ha eccome: si chiama depressione.

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Cinque figli a 25 anni, la depressione: li ha uccisi tutti, il più piccolo aveva 1 anno, il più grande, 7

I piccoli uccisi avevano tra 1 e sette anni, vittime innocenti del male che distrugge l’anima e trasforma una donna di 25 anni in mostro. E’ successo negli Stati Uniti, nel West Virginia. Quando hanno trovato la casa incendiata con i cadaveri all’interno, si era pensato ad un incendio accidentale, ma la polizia ha scoperto che accanto alla donna c’era l’arma di quello che ora appare chiaramente come un omicidio-suicidio: un fucile non automatico, lo ha ricaricato ogni volta per uccidere cinque volte.

La donna si era lamentata per l’assenza del marito, che dormiva temporaneamente dal padre per motivi di lavoro. «Se scegli il denaro invece della mia depressione – gli aveva scritto – dimostri che non valgo niente. A nessuno importa di me? I soldi vanno e vengono, una volta che me ne vado non c’è modo di sostituirmi. Chiedo e grido aiuto ma non lo ottengo mai». Eccola, la chiave della tragedia.

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