L’inno ai latitanti e le lodi a Riina, il successo social dell’artista calabra

Un successo inaspettato, soprattutto per i contenuti di alcuni brani eseguiti dall’artista, che circolano con grossi numeri sui social.

Teresa Merante
Teresa Merante (Facebook)

Teresa Merante è ormai uno degli idoli di Youtube, il suo genere folk, la sua chitarra e la sua voce, continuano a avere successo sui social. I video girati alla buona dalla sua etichetta discografica Elca Sound, riscuotono successo a suon di click e gradimento. Unica nota stonata, è proprio il caso di dirlo, sono i testi. Dei veri e propri inni alla criminalità organizzata, in alcuni casi, o addirittura a personaggi di spicco di cosa nostra, come Totò Riina.

“Una luce fioca inizia a lampeggiare, fuggite giovanotti, questa è la polizia! Sparate a tutta forza verso quella brutta compagnia, si stanno avvicinando con i mitra in mano, ma non abbiate paura, sono solo quattro pezzenti. Noi siamo i latitanti, noi siamo i più potenti”. Questo un pezzo di uno dei testi incriminati. Si racconta di latitanti e di scontri con la polizia che inseguono gli uomini nascosti tra le montagne. Il resto, sembra abbastanza comprensibile. Si inneggia alla reazione, si inneggia alla resistenza nei confronti delle forze dell’ordine.

L’inno ai latitanti e le lodi a Riina: “Tutte strumentalizzazioni”

Nel brano in cui si fa riferimento a Riina, invece si racconta di uomini non più d’onore, come Tommaso Buscetta, e di giudici che si sono opposti, e che hanno fatto una brutta fine, chiaramene si parla di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma l’agente e l’editore dell’artista parlano di strumentalizzazioni, e di riferimento alla malavita soltanto in quanto presenza indiscutibile nei racconti e nelle tradizioni di alcuni luoghi, ma le loro canzoni, dicono, parlano anche di tante altre cose.

Natale Centofanti, l’editore, ha cosi dichiarato: “Il genere folk nasce tra il popolo, è il racconto di vicende reali da tramandare attraverso musica e voce. Un po’ come un lamento per le assenze e quando si parla di carcerati – spiega –  non si esalta un ruolo che comunque nasce da errore personale, ma si vuole dare dignità umana all’assenza di libertà. Se Teresa Merante – continua –  canta un testo in cui sono inserite parole che si riferiscono a organizzazioni specifiche, accade il finimondo e ci si indigna, dimenticando che Ornella Vanoni agli inizi della carriera era conosciuta come cantante della Mala“.

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