Il professor Massimo Galli, si scaglia contro la decisione del Governo di reintrodurre il sistema a zone colorate.
Massimo Galli, primario del reparto di malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, non gradisce la scelta del Governo di ritornare alle zone colorate per caratterizzare l’emergenza nelle singole regioni. Una scelta che reputa sbagliate e fallimentare. In realtà, la divisione per emergenze, considerate regione per regione, non ha prodotto gli effetti desiderati, questo è evidente dal fatto che regioni che sono state sempre inserite nelle fasce caratterizzate da basso rischio, si sono dimostrate quelle più colpite dal virus in seguito.
A Galli non è piaciuta, rispetto alla divisione a zone colorate, il concetto della riapertura nell’esatto momento in cui determinati parametri hanno raggiunto un determinato standard. Una dinamica automatica, che non ha consentito un graduale ritorno alla vita di tutti i giorni, seppure con enormi limitazioni. A questo punto, secondo Massimo Galli, la ricetta da applicare sarebbe un’altra, considerato il fallimento di quella attuale.
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Nuovo Dpcm, Galli contrario: “Modello cinese potrebbe essere un’alternativa valida”
Il risultato – spiega Galli parlando del fallimento delle zone colorate – è che prima delle feste abbiamo avuto una situazione in cui quello che stava cominciando significativamente a scendere ha cessato di scendere e sta risalendo. Nell’esecuzione dei tamponi – continua – ultimamente c’è stata un’oggettiva flessione dovremmo considerare la possibilità di andare ad applicare dei programmi alla cinese, li fanno molti tamponi rapidi, ma li fanno a milioni di persone. In determinate aree – conclude – facilita a circoscrivere certi fenomeni e facilita conseguentemente la possibilità che determinate realtà lavorative e di studio possano rimanere aperte. Altrimenti si chiude tutto e si cerca di avere le vaccinazioni“.