La scienza ci ha salvato in questo anno terribile, dandoci la possibilità di scoprire che il paziente zero in Italia c’era già da mesi.
Una parte di scienziati vanno avanti nello studio del vaccino, un’altra parte tornano indietro nel tentativo di capire quale sia stato il paziente zero da cui tutto è nato. Da tempo oramai nessuno più crede alla storia del Covid arrivato in Italia solo a Febbraio. Il coronavirus c’era in Italia, come nel resto del mondo.
La risposta alla domanda è arrivata in queste ore. E’ stato trovato il paziente zero italiano: si tratta di una 25enne milanese, cui era stata fatta una biopsia della pelle per una dermatosi atipica il 10 novembre 2019; prima del bambino in cui era stata documentata la presenza del coronavirus a dicembre 2019. La ricerca, che è nata studiando quei casi di infezione in cui c’è un sintomo cutaneo, è stata condotta da ricercatori dell’Università Statale di Milano, guidati da Raffaele Gianotti.
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Covid, trovato il paziente zero. La scoperta arriva dal professor Gianotti, dermatopatologo dell’Università di Milano
Gianotti è dermatopatologo dell’Università di Milano e della Fondazione Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Ha spiegato come lo studio sia nato analizzando quei casi di Covid in cui sono presenti patologie cutanea. Un numero che oscilla tra il 5-10% dei pazienti affetti da infezione.
Il gruppo di patologi ha riesaminato le biopsie cutanee di dermatosi atipiche osservate in autunno 2019 con risultati sorprendenti, prosegue Gianotti: ”Dopo aver studiato le manifestazioni cutanee in pazienti affetti da Covid-19 dell’area milanese, ho riesaminato al microscopio le biopsie di malattie cutanee atipiche eseguite alla fine del 2019 in cui non era stato possibile effettuare una diagnosi ben precisa.
Abbiamo cercato nel passato perché nei nostri lavori già pubblicati su riviste internazionali. Abbiamo dimostrato che esistono, in questa pandemia, casi in cui l’unico segno di infezione da Covid-19 è quello di una patologia cutanea. Mi sono domandato se avessimo potuto trovare indizi della presenza della SARS-CoV-2 nella cute di pazienti con solo malattie della pelle prima dell’inizio della fase epidemica ufficialmente riconosciuta”.