Il 2021 sarà di nuovo l’anno dei migranti, e di una nuova invasione dal nord africa verso l’Europa. Da Bruxelles studiano un piano di intervento.
La pesante eredità del Covid ce la porteremo nel 2021. E se la battaglia contro il virus è ormai da tempo cominciata, quella contro le conseguenze del virus è invece ancora da preparare. Dopo un anno di crisi trasversale, in cui ricchi e poveri senza distinzione sono stati colpiti, bisognerà tirare le fila per capire quali esiti ci sono stati.
La paura, o quasi certezza è che le differenze siano ormai abissali. Nell’anno appena iniziato, la povertà imposta dal 2021, produrrà nuove disuguaglianze e nuove crisi soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Questo determinerà un aumento della pressione migratoria, soprattutto sull’Europa. Paradossalmente l’anno contrassegnato dal Covid ha prodotto una diminuzione dei flussi. Le limitazioni applicate nei primi sei mesi del 2020 hanno comportato un calo anche nelle partenze dei barconi verso il vecchio continente. Poi una significativa ripresa si è avuta nella seconda metà dell’anno appena trascorso.
Alcuni stati del nord africa, ad esempio, vivono esclusivamente di turismo. Naturalmente il 2020 ha ridimensionato i flussi di viaggiatori, sostanzialmente azzerandoli.
Un trend che “apre le porte” al 2021. Caso emblematico di questa situazione è rappresentato dalla Tunisia: la scomparsa del turismo ha comportato un deterioramento della situazione socio-economica, ben rintracciabile nell’imponente flusso migratorio verso l’Italia nella seconda metà del 2020.
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Anche da Bruxelles si sono dimostrati sensibili sul tema. L’allarme è stato lanciato dall’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (Uesa), il quale ha specificato come nell’anno appena iniziato è possibile aspettarsi importanti ondate migratorie in grado di mettere in crisi i vari sistemi di accoglienza. In questo contesto, l’Unione Europea sembra impreparata.
In estate la Presidente Von Der Leyen aveva illustrato il piano sull’immigrazione. Un progetto che ad oggi potrà faticosamente nascere.
Sotto il profilo politico, tra i vari Stati membri sono maggiori le divergenze che le convergenze. Soprattutto sui piani di ricollocamento automatico dei migranti. Per questo motivo, non appena l’emergenza immigrazione apparirà in tutta la sua drammaticità in primavera, molto probabilmente saranno gli Stati dei confini meridionali Ue a dover affrontare singolarmente la situazione. Come del resto è avvenuto negli ultimi anni.
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