Si torna a parlare di nucleare in Italia. Individuati i luoghi dello smaltimento, i comuni precettati hanno già annunciato manifestazioni.
Dopo sei anni di attesa, finalmente saranno resi i noti i luoghi dove saranno smaltite le scorie nucleari in Italia. Tanti i comuni precettati con un imbarazzante dislivello tra nord e sud.
Ancor prima della pubblicazione dell’elenco, alcuni comuni di Sardegna, Piemonte e altre regioni hanno fatto sapere che lì, quei rifiuti nucleari, non li avrebbero affatto graditi.
Una reazione quantomeno prevedibile. Sono sei anni che si attende una lista delle possibili zone in cui l’Italia dovrà costruire il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Quelli che nessuno vorrebbe.
Eppure da qualche parte, pena anche delle sanzioni per l’Italia che al momento ha inviato all’estero parte delle sue scorie, i rifiuti radioattivi italiani (soprattutto a bassa e media intensità) dovranno finire. E’ strano doversi ancora porre, nel 2021, il problema del nucleare.
Quella delle scorie nucleari è una questione che l’Italia si porta dietro dal lontano 1987, quando dopo l’esito del referendum lo Stivale ha chiuso i suoi quattro siti nucleari. Da allora, come ci ha chiesto a più riprese l’Europa, è stato necessario avviare l’istituzione di un deposito nazionale, come già realizzato in altri Paesi Ue, dove ospitare le scorie. Di complessissimo smaltimento.
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Nucleare in Italia, ecco sedi dove saranno depositate le scorie. Tante le destinazioni nel mezzogiorno
Così nella notte, per la prima volta dopo sei anni, è stato finalmente pubblicato dalla Sogin (società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari).
In questo elenco sono individuate le aree italiane che potranno potenzialmente ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Si tratta di 67 zone che soddisfano 25 criteri stabiliti cinque anni fa e riportati nella CNAPI, la carta delle aree potenzialmente idonee. E’ stata pubblicata anche una mappa, che si trova sul sito Depositonazionale.it, per rendere ancora più chiare quali saranno le 8 grandi aree possibili e le provincie interessate. Eccole.
PIEMONTE – 8 zone tra le province di Torino e Alessandria (Comuni di Caluso, Mazzè, Rondissone, Carmagnola, Alessandria, Quargento, Bosco Marengo e così via)
TOSCANA-LAZIO – 24 zone tra le province di Siena, Grosseto e Viterbo (Comuni di Pienza, Campagnatico, Ischia e Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese, Corchiano)
BASILICATA-PUGLIA – 17 zone tra le province di Potenza, Matera, Bari, Taranto (comuni di Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Gravina, Altamura, Matera, Laterza, Bernalda, Montalbano, Montescaglioso)
SARDEGNA – 14 aree tra le zone in provincia di Oristano (Siapiccia, Albagiara, Assolo, Usellus, Mogorella, Villa Sant’Antonio, Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Ortacesus, Guasila, Segariu, Villamar, Gergei e altri)
SICILIA – 4 aree nelle province di Trapani, Palermo, Caltanissetta (Comuni di Trapani, Calatafimi, Segesta, Castellana, Petralia, Butera).