La confessione dell’uomo raccapricciante, descrive gli ultimi atroci momenti di vita della donna, amata da tutti.
L’omicida ha confessato, Adams Suleimani, fermato a Frassilongo, in Trentino, per l’assassinio di Agitu Gudeta, la rifugiata etiope barbaramente uccisa a colpi di martello nei giorni scorsi. L’avevano ritrovata in un lago di sangue, dopo che no si era presentata ad un appuntamento. Alcuni vicini, insospettiti, avevano chiamato i soccorsi e poi la tragica scoperta. La sua battaglia per l’affermazione era diventata il simbolo dell’immigrazione in Italia.
Suleimani ha confessato non solo l’omicidio, ma anche la violenza sessuale, ai danni della donna già ferita dalla sua ira. Alla base di tutto una disputa per questioni economiche. L’uomo, addetto al pascolo delle capre, presso l’azienda della donna, “La capra felice”, chiedeva uno stipendio non versato, e da qui sarebbe nata la lite che ha poi portato all’aggressione feroce, poi trasformatasi in violenza e poi in mortale attacco.
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L’ha prima violentata e poi finita: la donna era stata vittima di insulti razziali e violenza
Arrivata in Italia a 18 anni, Agitu Gudeta, con le sue forze aveva dato vita ad una azienda che produceva tra l’altro prodotti a base di latte di capra. Un’attività che le dava tantissime soddisfazioni, e che negli anni le ha portato quella fama, in quel territorio, che probabilmente non avrebbe mai sognato al suo arrivo nel nostro paese. Ma nonostante ciò non sono mancate insidie e questioni delicate, abbastanza spiacevoli.
La donna aveva spesso ricevuto le minacce da un uomo del posto, l’aveva spesso additata con termini razzisti e poco umani, non tollerava la sua presenza in quei luoghi. Dalle offese si è passati alle mani, e Agitu Gudeta, aveva anche subito violenza fisica dall’uomo. Tutto passò cn l’accusa di stalking, ma di certo la situazione della donna, non era delle migliori, poi, il triste epilogo.