La sindaca Raggi ha fatto visita ad alcune strutture di accoglienza per carcerati in permesso o agli arresti domiciliari.
Oggi la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha fatto una bella sorpresa ad alcuni centri di accoglienza per carcerati della Capitale. I maligni sostengono sia un’altra trovata pubblicitaria sotto Natale in vista delle prossime elezioni comunali, ma da queste parti non si sono visti ne Zingaretti ne altri politici. Segno che i carcerati restano ‘gli ultimi’ quelli del ‘buttiamo le chiavi’. Non è così per la Caritas, non è così per la Chiesa che tramite l’elemosiniere del Papa, ha fatto nascere più di un centro di accoglienza per carcerati che possono beneficiare di un permesso o della detenzione domiciliare.
Uno di questi è il Vic (volontari in carcere) dove a sorpresa la sindaca Raggi si è recata, tra lo stupore degli ospiti, a fare un saluto a dimostrare la vicinanza di Roma e a consegnare un dono prezioso messo a disposizione da un ristoratore. Anche per lui i carcerati non sono ‘gli ultimi’.
La sindaca Raggi consegna cibo e pandoro ai carcerati: con lei l’assessore Frongia
Come scrive la sindaca di Roma sulla sua pagina Facebook “La rete di solidarietà a Roma è sempre più forte. Oggi, alla vigilia del Natale, il proprietario di un ristorante in zona Ponte Marconi ha deciso di donare 300 pasti completi ai detenuti ospitati nelle case di accoglienza capitoline e nelle strutture comunitarie.
“Ho voluto ringraziarlo per l’importante gesto di vicinanza – continua la Raggi – Un bel regalo, che acquista ancora più valore in questo momento di difficoltà. Questa mattina, insieme all’assessore Daniele Frongia, abbiamo raccolto i pasti al ristorante e li abbiamo portati in sette strutture, con il supporto della garante dei detenuti di Roma Capitale Gabriella Stramaccioni e dei collaboratori dell’Isola Solidale.
Il Video esclusivo: intervista alla Raggi
La sindaca fa gli auguri di buon Natale a tutti i carcerati ospiti della struttura Vic di via della Pisana e le sue parole sono molto toccanti: “vi auguro di avere capito e di ricominciare”. ‘Ricominciamo’ si chiama la struttura di accoglienza, non a caso.
