Gerry Scotti, la sua rabbia è incontrollabile: le pesanti accuse al Governo

Gerry Scotti è una furia, i suoi commenti al vetriolo sul Governo stupiscono e quell’accusa velata fa pensare: ecco le sue parole.

Fonte foto: Facebook

Quando si parla di politica Gerry Scotti non è certamente un profano, nel 1987 fu infatti candidato nel collegio di Milano alla Camera dei deputati tra le file del partito Socialista Italiano. Venne eletto con oltre nove mila preferenze e il suo mandato proseguì fino al 1992.

Non parla spesso di quell’esperienza e da anni cerca di tirarsi indietro dal suo vitalizio di 1400 euro al mese che prenderà a partire dal prossimo anno. Questa volta ha fatto un’eccezione parlando dell’attuale Governo e fornendo la sua piccata analisi.

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Gerry Scotti duro sul Governo: “Disarmante”

Gerry Scotti dice addio alla tv? Ecco cos'ha detto il conduttore
Gerry Scotti, Fonte foto: Instagram (@ gerryscotti)

C’è rabbia nelle parole di Gerry Scotti, il conduttore è davvero senza freni quando si tratta della situazione politica del nostro Paese in quest momento già difficile. Per questo motivo il conduttore punta il dito contro il Governo: “Questa mattina come tutte le mattine mi sono guardato un po’ di telegiornali su varie reti, cosi mi faccio un’idea.”

Scotti ha affidato le sue parole ai microfoni di Rtl 102.5 aggiungendo: “Che i partiti politici passino il tempo, sotto Natale, con tutte queste difficoltà a litigare e a parlare di rimpasti lo trovo disarmante di fronte alla situazione di tanta gente che ha il problema di arrivare a fine mese.

Il conduttore, come gran parte degli italiani, è insofferente alle liti di partito, decisamente fuori luogo in un momento come questo. “Per lo meno – conclude amaramente – che si mettano d’accordo e ci diano un senso di serenità almeno da quel punto di vista.”

Gerry non manca poi di fare un paragone con al I Repubblica, quando lui stesso era sceso in politica: “Questa situazione di litigiosità in Parlamento è aumentata in quantità e peggiorata in qualità.- aggiungendo poi – quando passavo io i grandi capi sorridevano, ma smettevano di parlare di ciò di cui stavano parlando.”

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