Il virologo riflette sulla questione Veneto, su quanto bisognerebbe fare per assicurare una giusta ripartenza alla regione.
Docente di virologia e microbiologia all’Università di Padova, Andrea Crisanti si è espresso in merito alla situazione attuale della regione Veneto. Situazione che ha spinto il governatore Zaia a dichiarare la zona rossa per tutte le festività natalizie. Crisanti che nel corso della prima ondata è stato tra i più significativi rappresentanti dell’efficienza di quel sistema che ha fatto della regione il fiore all’occhiello dell’emergenza in Italia.
“Il Veneto ora dovrebbe fare 2/3 settimane di zona rossa, ritornare ai test molecolari e applicare i test rapidi per lo screening di comunità”, queste le parole del virologo Crisanti, che sottolinea ciò che sarebbe più opportuno fare per uscire dall’emergenza, all’indomani della fine del lockdown ordinato in regione. A questo punto bisognerà capire cosa succederà a livello nazionale. Oggi dovrebbe esserci in programma l’ufficialità dei nuovi provvedimenti.
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Caso Veneto, il parere del virologo Crisanti: “Esperimento sulla scuola”
“In due-tre settimane si vede cosa succede e si può capire qual è il punto debole della catena, se le scuole sono sicure o il problema sono i trasporti, perché i questo momento ancora non lo sappiamo. Inoltre, ci vuole un po’ di flessibilità anche da parte di insegnati e famiglie, se il problema dei trasporti non si può risolvere aumentando la capacità una soluzione potrebbe essere lo scaglionamento di entrate e di uscite, ma se tutti si irrigidiscono il problema non si risolve mai”. Questa la posizione circa la possibile riapertura delle scuole.
Crisanti insomma sostiene il lockdown Veneto, dicendosi d’accordo circa la necessità del provvedimento. L’importante è che dopo di possa ripartire nel modo giusto e rispettando il giusto piano predefinito.