Quello che sta succedendo in Veneto ha dell’incredibile, da regione virtuosa ad autentico disastro nella seconda ondata.
Nel corso della prima ondata, quella cominciata lo scorso marzo e conclusasi, di fatto, nei primi giorni di maggio, una tra le regioni, segnalate come più virtuose nella gestioe dell’emergenza per tutto il periodo in cui questa si è manifestata con prepotenza, è stata il Veneto. Organizzazione, efficienza, ed un piano speciale per la sanità gestito allora dal professor Andrea Crisanti, che fece applaudire tutta l’italia. Oggi, lo scenario si è capovolto.
Da regione virtuosa, il Veneto è diventata maglia nera della seconda ondata, con l’ultimo dato quotidiano assai sconcertante, 3.817 nuovi contagiati e 150 morti. Morti che crescono di giorni in giorno ed hanno spinto la regione a cercare nuove soluzioni per ciò che riguarda la gestione delle stesse salme, per le quali, la modalità classica attivata in regione, ormai non bastava più. A questo punto la situazione rischia di diventare davvero drammatica.
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“Ho posto al Governo la questione dell’adozione di misure come Veneto – ha spiegato Zaia – spiegando che abbiamo la necessità di capire se si chiude la partita a livello nazionale, altrimenti le adottiamo direttamente, visto che il week end si avvicina. Ho fatto presente – ha aggiunto il governatore – che a gennaio avremo una congiuntura astrale non positiva: il 7 si aprirà la scuola, inizierà una grande campagna vaccinale, c’è ancora il Covid, ci sarà la sindrome influenzale. Se arriviamo al 7 gennaio dove tutti questi fattori si incrociano, avremo un terreno devastato e non ne verremo fuori”.
Cosa sarà del Veneto? A questo punto vedremo, cosa deciderà in merito anche lo stesso Governo.