Coronavirus, Il caso Veneto divide: da regione virtuosa a disastro sanitario

Quello che sta succedendo in Veneto ha dell’incredibile, da regione virtuosa ad autentico disastro nella seconda ondata.

Luca Zaia
Luca Zaia

Nel corso della prima ondata, quella cominciata lo scorso marzo e conclusasi, di fatto, nei primi giorni di maggio, una tra le regioni, segnalate come più virtuose nella gestioe dell’emergenza per tutto il periodo in cui questa si è manifestata con prepotenza, è stata il Veneto. Organizzazione, efficienza, ed un piano speciale per la sanità gestito allora dal professor Andrea Crisanti, che fece applaudire tutta l’italia. Oggi, lo scenario si è capovolto.

Da regione virtuosa, il Veneto è diventata maglia nera della seconda ondata, con l’ultimo dato quotidiano assai sconcertante, 3.817 nuovi contagiati e 150 morti. Morti che crescono di giorni in giorno ed hanno spinto la regione a cercare nuove soluzioni per ciò che riguarda la gestione delle stesse salme, per le quali, la modalità classica attivata in regione, ormai non bastava più. A questo punto la situazione rischia di diventare davvero drammatica.

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“Ho posto al Governo la questione dell’adozione di misure come Veneto – ha spiegato Zaia – spiegando che abbiamo la necessità di capire se si chiude la partita a livello nazionale, altrimenti le adottiamo direttamente, visto che il week end si avvicina. Ho fatto presente – ha aggiunto il governatore – che a gennaio avremo una congiuntura astrale non positiva: il 7 si aprirà la scuola, inizierà una grande campagna vaccinale, c’è ancora il Covid, ci sarà la sindrome influenzale. Se arriviamo al 7 gennaio dove tutti questi fattori si incrociano, avremo un terreno devastato e non ne verremo fuori”.

Cosa sarà del Veneto? A questo punto vedremo, cosa deciderà in merito anche lo stesso Governo.

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