Morto per complicazioni legate al coronavirus, aveva 59 anni. Vinse il Leone d’oro al 69 Festival del Cinema di Venezia.
Il regista cult sudcoreano Kim Ki Duk è deceduto in Lettonia per complicazioni legate al Coronavirus. Aveva 59 anni, ne avrebbe compiuti 60 tra pochi giorni, il 20 Dicembre. Era sempre in giro per il mondo.
In Italia è ricordato principalmente per la vittoria del Leone d’oro al 69 Festival del Cinema di Venezia grazie alla produzione del film “Pietà”.
É stato un grande innovatore cinematografico del suo paese e viene ricordato anche per pellicole violente, ma anche tenere, come ad esempio “Ferro 3” e “L’isola”.
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Morto un importante regista: fu Leone D’oro nel 2012 e importante innovatore
Nato da una famiglia di umili origini nella provincia, si trasferisce a nove anni a Seul, dove frequenta un istituto agrario, per poi impiegarsi come operaio e infine nell’esercito, nella marina. Un’esperienza, quella militare, che riporterà nel cinema, almeno nei suoi aspetti più truci.
Si trasferisce poi a Parigi, dove si innamora della pittura e delle arti visive e le omaggia nella scrittura del suo primo copione “Un pittore e un criminale condannato a morte” che gli apre le porte al mondo del cinema con il premio dell’Educational Institute of Screenwriting.
Le arti visive saranno fondamentali nella sua carriera, tanto che la sua opera più importante “Pietà” è ispirata proprio al capolavoro di Michelangelo, che aveva in precedenza stregato il regista nella sua visita al Vaticano.
Così è nata “Pietà”, storia di un giovane malvivente, Kang-do (Lee Jung-jin), che riscuote, per conto di uno strozzino, debiti a piccoli artigiani, proprietari di officine meccaniche in estinzione, soffocate dai colossi industriali.
Si tratta di cifre ridicole, che però lievitano a causa di interessi esorbitanti, diventando così impossibile il rimborso. Kang-do mira a questo per poter storpiare gli indebitati e ritirare così i soldi dell’assicurazione.