Il premier da Bruxelles cerca di spegnere il risentimento di Italia Viva sulla task force: “Non sostituirà il Parlamento”. Ma in Senato c’è nervosismo.
Una crisi, forse più di nervi che di governo. Il dibattito sul Mes ha assunto toni che, probabilmente, superano anche la ben più impellente questione del Recovery Plan. Il premier Conte vola a Bruxelles, portandosi dietro tutte le incertezze che ancora costellano la programmazione per accedere agli aiuti europei. E, insieme, le due votazioni (positive ma risicate) sul Meccanismo di stabilità. Che anima la maggioranza e rischia di portare più divisione che coesione. Perlomeno per vie traverse.
Conte prova a chiarire in una conferenza lampo a Bruxelles. “Il dibattito ha assunto toni e contenuti fuorvianti. Non possiamo permettere che la dialettica politica ci faccia precipitare in una condizione sterile di distacco dalle urgenze del Paese. Questo interrogarci chiassoso tra noi non ha significato, mentre i cittadini attendono e le sfide corrono”. Per il premier, in sostanza “un colossale equivoco”.
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Recovery e Governance, frizione in Maggioranza: Italia Viva dà l’altolà
Ma il nodo vero, anzi, la matassa è con Italia Viva. Per Conte, la governance sul Recovery Plan “avrà compiti di monitoraggio ma non sottrarrà potere e competenze ai ministeri. La politica non verrà commissariata, dobbiamo assicurare tempi certi e velocità”. Ma per Renzi la questione è un’altra: “Non è solo un problema di metodo, anche di merito. Come si fa a dare 9 miliardi alla Sanità… Io al governo misi 7 miliardi alla Sanità e si parlò di tagli, per me ce ne vogliono il doppio, il triplo. Dico una cifra: 36, quelli del Mes”.
Un intervento accorato, poco prima del voto sulla risoluzione di maggioranza in Senato (156 sì). Con tanto di plauso non solo dai banchi del Partito democratico ma anche del leader della Lega, Matteo Salvini. Perché, spiega l’ex premier, “il Governo non può essere sostituito da una task force. Il Parlamento non può essere sostituito da una diretta Facebook”.
Conte prova a buttare acqua sul fuoco: “I responsabili di missione resteranno. Serve una struttura che assicuri il monitoraggio dei cantieri e il rispetto dei tempi. Tutto ciò non andrà in manovra ma in un apposito decreto legge – proprio come chiede Renzi -. Troveremo la formula giusta nella sede propria, governo e Cdm”. Per la serie, di tutto c’è bisogno ora tranne che una crisi istituzionale.