Una sentenza che farà molto discutere quella della Corte d’Assise. “Delirio di gelosia” è la frase chiave del femminicidio.
Per assurdo: dimostra di essere geloso, tanto geloso. Talmente geloso che se uccidi tua moglie o la tua compagna, forse ti assolveranno. Sembra di tornare indietro di un secolo, ai delitti passionali quando era ‘permesso’ l’omicidio se c’erano storie di tradimenti. La sentezza emessa a Brescia sull’omicidio di Cristina Maioli, farà discutere: opinione pubblica e giurisprudenza.
Il marito 80enne, Antonio Gozzini, l’aveva uccisa e poi vegliata per ore. E’ stato assolto perché “incapace di intendere e di volere”. Secondo i giudici, per lui si è trattato di un totale vizio di mente, quello che l’avvocato della difesa aveva definito “un delirio di gelosia”. Si è chiuso così il processo a carico di quell’uomo che un anno fa uccise la moglie, insegnante di scuola superiore.
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Uccide la moglie ma per i giudici è innocente: per lui era stato chiesto l’ergastolo
Ha vinto la difesa che aveva chiesto l’assoluzione dell’uomo ritenendolo incapace di intendere e volere al momento dell’omicidio. Il pm aveva chiesto l’ergastolo, con la motivazione che l’uomo avrebbe agito per vendetta.
Sembra che Gozzini soffrisse di depressione. L’anziano era convinto di essere stato tradito, cosa mai verificata, un “vero e proprio delirio di gelosia”, scrive il consulente della Procura nella relazione in cui sosteneva che Gozzini sarebbe stato in grado di partecipare al processo, ma che al momento dell’omicidio era affetto da un disturbo delirante “tale da escludere totalmente la capacità di intendere e volere”.
Il pm Claudia Passalacqua ha già annunciato ricorso in appello, secondo lei, l’80enne ha compiuto l’omicidio “per vendetta perché la moglie voleva farlo ricoverare in ospedale per la sua depressione. E’ pericoloso far passare il messaggio che in quel momento non era capace di intendere e volere perché geloso” ha detto in aula. Con la sentenza di assoluzione la Corte d’Assise ha disposto il trasferimento dell’uomo, attualmente in carcere, in una Rems, la residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza.