Una vicenda intricata che ha portato all’autospensione di un consigliere calabrese di Fratelli d’Italia. In attesa di verifiche.
Una vicenda che scuote ancora una volta i vertici di Fratelli d’Italia in Calabria. Dopo gli arresti eccellenti di due colleghi della Meloni, Francesco Creazzo e Alessandro Nicolò, oggi è il consigliere Massimo Ripepi a finire sotto le luci dei riflettori. Il caso di cui si sarebbe macchiato, se fosse confermato, sarebbe gravissimo e allo stesso tempo vergognoso.
E’ stato lo stesso consigliere ad autosospendersi in attesa che la Procura faccia le sue indagini. Secondo le prime accuse, Ripepi avrebbe nascosto l’abuso sessuale su una bambina di 8 anni per difendere la comunità religiosa di cui fa parte e di cui è Pastore. Stando alla ricostruzione del Giudice, Ripepi (che non ha ancora nessuna pendenza penale) avrebbe dissuaso la madre di una bambina abusata a denunciare il gravissimo gesto violento.
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Che succede in quella casa? Il grande palazzo tra Villa San Giovanni e Campo Calabro
In quella casa tra Villa San Giovanni e Campo Calabro, sorge la comunità cristiano evangelica di cui Massimo Ripepi è pastore. Come in ogni piccola comunità, all’interno vigono regole molto chiare che tendono a proteggere tutti gli adepti, un pò come succede tra i Testimoni di Geova. La sua chiesa non è riconosciuta. Ieri cancello chiuso e vietato l’ingresso ai ‘cattivi’ giornalisti.
Massimo Ripepi, avrebbe suggerito alla madre di una bambina di lasciarla in casa della nonna, pur essendo a conoscenza della presenza – nella stessa abitazione – di uno zio già condannato in via definitiva per abusi sessuali su minori. Ma quello zio poi ha abusato della piccola e allora il politico-pastore a quel punto avrebbe consigliato alla mamma della bimba – appartenente alla sua stessa comunità religiosa – di non denunciare la violenza sessuale una volta scoperta. Un’accusa gravissima.
La madre della piccola, come ricostruito da Il Fatto Quotidiano, “veniva messa in guardia dal Ripepi dal rischio di provocare, con una denuncia, il suicidio del fratello (lo zio, ndr ), del cui sangue sarebbe stata ‘responsabile davanti a Dio’”. La bimba si era poi confidata con amihetti scatenando quello che i giudici definiscono “le ire del Ripepi” nei confronti della donna “rimproverata di essere una madre di merda perché incapace di far stare zitta la figlia”. La bambina ora è stata affidata ai servizi sociali.