Case famiglia: mangiavano i dirigenti al posto dei disagiati, c’è anche un sindaco

Uno scandalo di grandi proporzioni ha investito un sistema molto ‘particolare’ di gestione di case famiglia e case di accoglienza.

Avrebbero guadagnato tanti, tantissimi soldi alla faccia della legge e delle persone disagiate. Un sistema ben collaudato in Toscana che faceva guadagnare cifre considerevoli a politici e funzionari pubblici, mentre all’interno delle case di accoglienza mancava il cibo e quello che c’era spesso era di pessima qualità o addirittura scaduto.

Avrebbero lucrato grazie alla gestione di strutture protette per minori e case di accoglienza per famiglie disagiate, quasi tutte in Lunigiana: un “sistema corruttivo” che prevedeva “la metodica assunzione di parenti e amici di funzionari pubblici, tra cui quelli addetti al controllo del settore”, per eludere le ispezioni.

La Procura di Massa ha scoperto tutto e ha chiamato, non a caso, l’operazione anti corruzione, ‘Accoglienza’. I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Massa, hanno compiuto decine di perquisizioni e inflitto otto misure cautelari degli arresti domiciliari per i reati di corruzione e di traffico di influenze illecite.

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Case famiglia: mangiavano loro al posto dei disagiati, Comuni della Lunigiana sotto inchiesta

Agli arresti, per ora domiciliari, sono finiti il responsabile del Centro Affidi dei Servizi Sociali per il Comune di Massa, il responsabile della Commissione Multidisciplinare della Asl Distretto della Lunigiana e direttore della Società della Salute della Lunigiana, il sindaco del Comune di Villafranca in Lunigiana (Ms), un dipendente pubblico responsabile dell’Ufficio Suap unificato per i Comuni della Lunigiana, un giudice, all’epoca dei fatti  onorario presso il Tribunale per i Minori di Firenze, due dirigenti della cooperativa Serinper. un consigliere comunale di Montignoso (Ms), e il sindaco di Montignoso.

Le indagini hanno fatto emergere, tra le altre cose, “gravissime violazioni degli standard minimi richiesti, consistenti, ad esempio, nel somministrare agli utenti – anche minori – cibo di scarsa qualità e in quantità insufficienti, nel non garantire condizioni igienico-sanitarie adeguate e assistenza di personale qualificato, nel far dormire i minori in giacigli di fortuna, nonché nel vessarli con continue minacce e sottoporli a manovre di costrizione fisica denominati ‘contenimento’. La cooperativa Serinper, nell’anno 2011 aveva dichiarato redditi per circa 200 mila euro, nell’anno 2017, 2.740.000,00, aumentandoli così di circa tredici volte.

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