Un report di Greenpeace prende in esame due basi militari nelle quali sarebbero conservati ordigni americani. Il nucleare torna a far discutere.
Nessuno si augura più di vedere il fungo dell’atomica proiettarsi sopra la propria testa. Se anche avesse il tempo di vederlo, visto che la deflagrazione spazzerebbe via tutto e tutti in pochi secondi. Un report di Greenpeace, però, una panoramica di cosa accadrebbe in Italia qualora qualcuno decidesse di attaccare determinati siti militari la fa. E il risultato è agghiacciante.
L’ong prende in esame, nello specifico, le basi di Aviano e Ghedi, rispettivamente nelle province di Pordenone e Brescia. Qui, secondo Greenpeace, sarebbero custodite almeno 40 bombe americane. E, potenzialmente, un attacco mirato nei due bunker sortirebbe effetti disastrosi, mettendo a rischio dalle 2 alle 10 milioni di persone.
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Una stimata in realtà frutto di un precedente studio del Ministero della Difesa che, secondo l’Ong, sarebbe stato condiviso solo “con i vertici militari e politici e con i responsabili della sicurezza nucleare”.
Un rapporto a quanto pare non più top secret. Lo studio di Greenpeace è stato riportato, fra gli altri, anche da Il Fatto quotidiano e illustra, in modo teorico ma inquietante, i possibili effetti di una Hiroshima italiana. In un Paese che, peraltro, ha più volte ribadito la propria contrarietà al nucleare sul proprio territorio. Lo fece nel 1987, con il famoso referendum post-Chernobyl che bloccò l’estensione all’atomico della termoelettrica di Montalto di Castro e gli altri tre siti già esistenti. E di nuovo nel 2011, con una consultazione abrogativa.
Greenpeace, inoltre, ricorda un recente sondaggio di Ipsos, nel quale è emerso come l’80% degli intervistati sia contrario anche a un altro aspetto del nucleare. Ovvero quello di ospitare sul territorio italiano delle bombe americane, così come di avere dei caccia in grado di sganciarle. L’auspicio, inoltre, è che l’Italia aderisca finalmente al trattato per la proibizione delle armi nucleari, il Tpnw.
Per quanto riguarda i siti presi in esame, lo scenario è a dir poco preoccupante. Anche perché di esempi tragici del passato ce ne sono. E uno nemmeno troppo lontano nel tempo. Il disastro di Chernobyl fu una combinazione di errore e incidente. Fu un disastro e di mezzo non c’erano nemmeno le bombe.
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