L’atroce vicenda ha come protagonista un 23enne che ha ammesso di aver ucciso il suo bimbo neonato in un raptus d’ira mentre giocava ai videogame.
Ucciso in un impeto di rabbia. “Colpa” di una partita alla Playstation sufficiente a scatenare l’ira di un giovane padre, che ha sfogato i suoi istinti sul neonato che piangeva. Forse ritenuto la ragione per cui la partita non stesse andando per il meglio. La sconvolgente storia arriva dall’Australia, Stato di Victoria, dove un ventitreenne ha ammesso di aver ucciso suo figlio in seguito a uno scatto di rabbia.
Il piccolo, poco più di un mese, è stato portato in pronto soccorso dopo che la mamma lo aveva sentito più volte lamentarsi, come se avesse dolore. In pronto soccorso il primo esame, il ricovero poi, dopo cinque giorni, il decesso. E lo svolgimento del filo drammatico, che ha portato alla confessione suo padre.
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Sfoga la rabbia sul figlio neonato e lo uccide: una partita ai videogame la causa
La vicenda è stata riferita dal Daily Mail, secondo il quale l’uomo, in passato, aveva cercato sul web delle soluzioni al suo problema, gli scatti di rabbia. Un istinto che a quanto sembra non riusciva a controllare e che, in quel tragico giorno, sarebbe convogliato sulla più innocente delle persone.
La morte del neonato risale a un anno fa ma solo da pochi giorni l’uomo avrebbe ammesso di aver ucciso il bimbo. Di avergli causato un trauma contusivo fatale. Una lesione del tronco spinale, probabilmente un colpo che, per un corpicino così piccolo, si è rivelato troppo grave.
Ad accorgersi che qualcosa non andava, sarebbe stata proprio la mamma del piccolo. La ragazza, che sarebbe stata a conoscenza delle escandescenze del compagno, aveva ritenuto la nascita del bambino come un dono, che sembrava aver responsabilizzato il ventitreenne. Quel giorno, dalla cucina, avrebbe sentito un lamento acuto del bimbo, andando immediatamente ad accertarsi che tutto fosse a posto.
Il piccolo era stato inizialmente dalla donna ritenuto dolorante per via del vaccino, eseguito la mattina stessa. Poi, in ospedale, la diagnosi atroce e l’inizio della tragedia.