“Mamma, restami accanto” Poi Giorgia muore tra le braccia della soccorritrice

Sono giorni funesti sulle strade italiane, famiglie distrutte in incidenti mortali. E il ricordo va a Giorgia Gallo e al fidanzatino di Albiano Magra.

E’ una strage di innocenti quella che si sta registrando in questi giorni sulle strade italiane. Oggi, domenica 6 dicembre, vi abbiamo dato conto di una famiglia distrutta a Milano: marito, moglie e figlia di 12 anni che non ce l’hanno fatta e altri due figli di 10 e 16 anni gravissimi in ospedale: non sanno ancora dell’immane tragedia. E poi la triste storia di Marta che lascia una bambina di 6 anni dopo l’incidente nella notte.

Centinaia di nomi, centinaia di vite spezzate. La maggior parte erano giovanissimi, come Giorgia Gallo, che morì ad Albano Magra insieme al suo fidanzato: Andrea Rapallini. Avevano tutti e due appena ventanni. Le ultime parole di Giorgia Gallo prima di morire nel terribile incidente, sono state per la madre, ma vicino a lei in quel momento c’era una volontaria: Irene. “Mamma, restami accanto”.

Irene, ex volontaria dei vigili del fuoco ed esperta in manovre di primo soccorso, ha tentato di strappare la ventenne alla morte: la ragazza ha ripreso conoscenza per qualche istante, il tempo di stringere la sua mano in quella della soccorritrice. Nel suo racconto, riportato dal quotidiano La Nazione, Irene ha spiegato di essere arrivata nella frazione del comune di Alla (Massa Carrara), quando lo schianto era praticamente appena avvenuto.

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“Mamma, restami accanto” Poi Giorgia muore tra le braccia della soccorritrice: “un’apocalisse”

Ciò che rimase dell’auto

Irene passava in quella zona insieme al marito, quando i due hanno notato l’auto distrutta. Andrea Rapallini, era alla guida. “L’auto era tutta accartocciata – racconta Irene –. Mi sono avvicinata e ho provato ad aprire le portiere. Erano bloccate. Mi sono fatta strada tra i vetri in frantumi di un finestrino posteriore. Dentro, un’apocalisse.

Il ragazzo alla guida – continua la soccorritrice – aveva le ginocchia strette al petto, il volante non si vedeva praticamente più, inghiottito dalle lamiere e dal motore. Sembrava ancora vivo, ho provato a parlargli per tranquillizzarlo, gli sussurravo di restare calmo, che presto sarebbero arrivati i soccorsi. Non so se capisse, parlottava, ma non riusciva a muoversi”.

Poi il tentativo di rianimare Giorgia mentre un altro ragazzo tentava di uscire dall’abitacolo, con suo marito a tentare di tranquillizzarlo.“Giorgia era distesa sul sedile posteriore, immobile, il corpo avvolto dalla cintura di sicurezza. Ho preso un taglierino e ho reciso la cinghia. Mi sono avvicinata e mi sono aperta un varco tra gli indumenti. Sono stata a lungo nei vigili del fuoco, so cosa si deve fare in queste circostanze” – ha raccontato la soccorritrice.

Per otto lunghi minuti la donna ha provocato a strappare Giorgia alla morte: “Le ho praticato il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca. Non dimenticherò mai la sensazione della mia mano su quel torace così fragile, il suo volto disteso, sereno”. Per qualche istante Giorgia ha ripreso conoscenza, per poi addormentarsi per sempre poco dopo. Ma in quei pochi istanti prima di morire ha avuto il tempo di stringere la sua mano in quella di Irene. “Mamma – ha detto in un sussurro –  restami accanto”. Il suo ultimo sussurro.

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