La Asl smentisce ma apre un’indagine interna. Ad alcuni cellulari sarebbe stata cancellata la memoria. Le famiglie si uniscono in un gruppo
La pandemia non sta risparmiando sofferenze al nostro Paese. Per chi patisce i sintomi della malattia, per chi ne è sopraffatto ma anche per coloro che ne subiscono gli effetti indiretti. La crisi economica, le chiusure del periodo natalizio (e anche quelle precedenti), una quotidianità contaminata dal progredire del Covid-19, ormai da un anno. E, in tanti casi, l’impossibilità di vedere per l’ultima volta un proprio caro, deceduto nei reparti dedicati agli affetti dal coronavirus.
In un ospedale di Taranto, secondo alcuni dei parenti deceduti per Covid, sarebbe accaduto anche qualcosa di peggiore. In tanti hanno infatti denunciato la sparizione di alcuni oggetti appartenuti ai loro familiari (fedi, orologi, cellulari o altro), avanzando il sospetto di un possibile presunto furto.
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La notizia arriva dal Quotidiano di Puglia, che analizza non solo la presunta scomparsa di oggetti personali ma anche i presunti metodi non proprio ortodossi utilizzati dal personale sanitario avrebbe utilizzato per comunicare ai parenti il decesso di un familiare. Sospetti per ora ma che, in tempi difficili come quelli che vive il nostro Paese (come gli altri del resto), aggiungono già ulteriori sofferenze.
La Asl di riferimento ha smentito che gli oggetti in questione possano essere stati rubati, in quanto custoditi in cassaforte. La stessa Azienda ha comunque aperto un’indagine interna per verificare le istanze di numerosi parenti. Otto famiglie in particolare, che hanno formato il gruppo “Per i nostri parenti”.
Secondo quanto riferito da Ansa, alcuni cellulari sarebbero stati riconsegnati con la memoria cancellata. Privata, quindi, dei ricordi che vi erano conservati. Ma anche, è il sospetto dei parenti, di qualche testimonianza su ciò che forse non andava in ospedale.
Fra gli episodi esposti, uno particolarmente inquietante riguarderebbe un uomo di 78 anni. Il quale, dopo aver fatto notare a un’infermiera di avere difficoltà a sopportare la maschera per l’ossigeno. Ricevendo in risposta un “se non la tiene muore” mentre la donna parlava al telefono con la figlia.
Presunti accadimenti che sono al vaglio degli inquirenti mentre, sulla questione degli oggetti rubati, la Asl ha fatto sapere che “intende innanzitutto porgere le scuse agli interessati per tutte le eventuali disfunzioni comunicative che si sono verificate all’interno del sistema”.
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