Sciolti gli ultimi nodi: la delibera del Comune consegna a Diego Armando Maradona la memoria eterna nella casa del Napoli.
Nelle ultime ore sembrava quasi non se ne facesse più nulla. O che quantomeno servisse più tempo. Invece lo stadio San Paolo di Napoli, dopo quasi sessant’anni, cambia ufficialmente nome. Sarà il “Diego Armando Maradona”, l’idolo di Napoli, l’uomo simbolo dei successi partenopei nella seconda metà degli anni Ottanta. Uno di quei calciatori che napoletani non lo erano ma che, per adozione della città e per storia personale, di Napoli ci sono diventati.
In giornata, l’intervento della diocesi di Napoli aveva fatto vacillare la convinzione dei supporter azzurri. I quali, praticamente, già dal 25 novembre, identificavano il tempio del Napoli come il Maradona. E la nota del Comune ha fugato gli ultimi dubbi rimasti: quello napoletano è il primo stadio europeo a essere ufficialmente intitolato al Pibe de Oro. Un omaggio della città all’uomo dei trionfi.
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Il Comune di Napoli ha riservato poche parole ma forse perché dopo quanto accaduto nei giorni scorsi non è che ne servissero molte. “Al più grande calciatore di tutti i tempi che con il suo immenso talento e la sua magia ha onorato per 7 anni la maglia del Napoli, regalandole i due scudetti e altre coppe prestigiose e ricevendo in cambio dalla città amore eterno”.
Nella delibera, inoltre, lo stesso sindaco De Magistris ha ricordato come, nel 2017, al Diez aveva conferito la cittadinanza onoraria. Inoltre, “Maradona ha incarnato il simbolo di riscatto di una squadra alla quale, negli anni più bui, ha dimostrato che è possibile rialzarsi, vincere e trionfare”. Offrendo “al tempo stesso un messaggio di speranza e di bellezza all’intera città”.
Insomma, Napoli ha risolto il dilemma. “Ha perdonato anche le debolezze e le fragilità dell’uomo che mai hanno offuscato la grandezza del campione”. E già dalla prossima sfida di campionato (quella con la Sampdoria, del 13 dicembre) gli ospiti degli azzurri si ritroveranno in un catino che, almeno nel nome, proverà a ricreare i fasti della Bombonera. O magari dell’ex Paternal di Buenos Aires.
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