Fra i fondatori del partito Fidesz assieme a Viktor Orban, per trent’anni è stato portabandiera del matrimonio tradizionale. Contribuendo alla riforma della Costituzione magiara
“Un errore personale”. Jozsef Szajer ha tenuto a specificarlo, nel post in cui annunciava le sue dimissioni dalla carica di eurodeputato. La sua partecipazione a “una festa privata” culminata in un’orgia, però, è costata già molto. A lui l’espulsione dal partito, Fidesz (Alleanza dei giovani democratici), che aveva fondato nel ’90 assieme a Orban. E alla politica magiara, una macchia che rischia di portare altro, rispetto al semplice imbarazzo.
In ballo, infatti, non c’è solo l’incidente che ha visto coinvolto Szajer. Piuttosto, a far tremare Budapest è la caduta dell’eurodeputato proprio su quelle che, finora, erano state le sue convinzioni politiche e anche sociali. Le stesse che, dieci anni fa, spinsero il governo ungherese a rivedere alcuni passaggi della Costituzione, mettendo al bando la possibilità di unione in matrimonio fra persone dello stesso sesso. Una normativa promossa e sostenuta proprio da Szajer.
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Chi è Jozsef Szajer, il “nemico” delle unioni civili che ha scandalizzato l’Europarlamento
Cristiano, sposato dal 1983 con un giudice della Corte costituzionale, Szajer è noto per la sua strenua lotta, condotta durante tutti i trent’anni di appartenenza a Fidesz, per il matrimonio tradizionale. Con la riforma costituzionale del 2010 come apice di un percorso che l’aveva visto protagonista. Le sue convinzioni sociali, avevano persino destato il risentimento di associazioni per i diritti umani, critiche per la sua ostruzione al riconoscimento dei diritti lgbt.
Politicamente, Szajer ha svolto con la maglia Fidesz praticamente tutta la sua carriera. Elezione all’Assemblea nazionale ungherese nel 1990, in carica per ben 14 anni. Poi, nel 2004, l’elezione al Parlamento europeo, nel gruppo del Partito popolare europeo. Un passaggio quasi naturale, considerando gli anni trascorsi ai vertici della politica magiara e la nomea di uomo-immagine del suo partito. Del quale, peraltro, fu capogruppo per quasi dieci anni, dal 1994 al 2002.
Inutile dire che l’espulsione da Fidesz fosse la conseguenza più immediata. Il rischio è che la credibilità della strategia politica del governo Orban accusi il contraccolpo anche in seno all’Europa. Dove, peraltro, nei giorni scorsi era stata proprio la delegazione magiara a sollevare le reticenze sull’asse Recovery fund-Stato di diritto. Aut aut che, assieme a quello polacco, ha di fatto incagliato la discussione sui fondi di assistenza alle economie europee.
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