Non ce l’ha fatta Ines, il cuore nuovo non è arrivato anche se lei aveva scritto una canzone dedicata al trapianto. Aveva 14 anni.
Aveva un coraggio da leonessa, Ines. E tanta forza, dolcezza, speranza. Viveva sin dalla nascita tra ospedali e casa a causa di una sindrome rara che l’aveva colpita: era la prima di tre gemelline e l’ultimo anno lo ha passato per intero al Bambino Gesù di Roma. Aspettava un cuore per potere continuare a vivere, e a quel cuore aveva anche dedicato una canzone. Ma non è bastato: c’è il Covid e il cuore non è mai arrivato, ora Ines scrive dal cielo.
Ines scriveva al suo cuore a ai suoi polmoni: era diretta con loro, li ringraziava e li rimproverava perché a causa loro è stata operata 40 volte da quando è nata. Però era orgogliosa di averli, anche se per stare meglio aspettava un trapianto.
Aspettava un cuore nuovo, “come una regina aspetta il suo re”. La canzone di Ines è bellissima, piena di speranza: “vorrei volare e viaggiare ma devo aspettare il trapianto” – Era di Massignano (Ascoli Piceno). Ines è deceduta all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. La canzone sull’importanza del dono ha fatto registrare oltre 200mila visualizzazioni, aumentate da quando è venuta a mancare.
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Ines aveva trascorso una vita tra ospedale e casa, alternando autonomia a momenti in cui aveva bisogno di essere attaccata ai macchinari per poter sopravvivere, ma non ha mai mollato, al contrario si è sempre data da fare e sperava di salvare se stessa ma anche tutti quelli come lei che stanno aspettando il ‘dono’ del trapianto.
“La sua voglia di vivere era immensa, non si fermava mai. Durante i tanti ricoveri in ospedale si alzava col sorriso e faceva ciò che doveva col sorriso”, ricorda la mamma, Juliette Romeo. La stanza d’ospedale di Ines era diventato un laboratorio in cui faceva tante attività, tra cui dipingere.
“Dicevano entrando nella sua stanza che c’era sempre il sole – prosegue la mamma – da gennaio 2020 era nella struttura del Gianicolo a Roma e poi – non so se sia stato il Covid – ci hanno detto che i trapianti erano diminuiti per questo problema”.
“Ci speravamo proprio nel trapianto – conclude la mamma di Ines – avrei voluto che avesse, per quello che si poteva, una vita normale come i coetanei, è un peccato che non sia accaduto. Ma la sua storia mi piacerebbe si trasformasse in speranza e in una lezione. Per ricordare che nonostante tutto la vita è bella”.
Ines scriveva poesie e canzoni, come quella che poi ha dato vita alla canzone per la quale le ha ‘prestato’ la voce un’infermiera del reparto di cardiologia dell’ospedale del Bambino Gesu’.
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