La ministra Azzolina si racconta a 360 gradi sul Venerdì di Repubblica: dalle prese in giro fino al rossetto rosso immancabile.
Chissà quanti di voi si sarano chiestI perché la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, sfoderi sempre un rossetto rosso fiammante. Questione di gusto, verrebbe da dire. E invece no: c’è tutta una storia dietro la sua scelta e l’ha raccontata aprendosi a tutto tondo al Venerdì di Repubblica. Un’intervista in cui non nasconde le inquietudini dell’adolescenza e le certezze di cui si fa portavoce oggi. Senza veli, tutta da leggere.
I maligni della destra politica dicono che la ministra abbia voluto usare una strategia per incassare un pò più di simpatia visto che con le sue decisioni riguardanti la scuola, tanto successo non lo ha avuto. Un compito difficile il suo. Lucia Azzolina è diventata ministro proprio a ridosso del lockdown e per lei controllare la macchina scuola è stata tutt’altro che una passeggiata. Lucia Azzolina poteva essere criticata come si usa fare in politica, ma è stata anche offesa pesantemente, specialmente da Salvini. E bullizzata, proprio come ai tempi della scuola.
“Già al liceo mi chiamavano Cazzolina – confida la ministra – e ne ridevo, ma quando tornavo a casa ero triste, e ora per aiutarli a ridere, mi tingo le labbra ancora di più”.
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Il ministro Azzolina rivela al Venerdì di Repubblica anche il titolo di uno dei suoi libri preferiti: Manifesto del partito comunista di Marx e Engels. “Non sono femminista militante – afferma – Anche se, quando ho letto le volgarità sessiste contro di me, una forte tentazione mi è venuta”. “Amo moltissimo questo Papa – ammette – e tengo sul tavolo, come guida morale, le opere di don Milani, ma non sono credente, sono agnostica”.
Lucia Azzolina racconta al giornalista del Venerdì, la sua vita di ragazza. “A casa non c’erano libri e dunque in questo senso, sono nata poverissima. Mio padre Vito – continua la ministra – è un agente di polizia penitenziaria in pensiome, mia madre Antonella è casalinga. Mia sorella Rossana nacque quando avevo sei anni, in famihglia era dura far bastare uno stipendio che non arrivava a 1.800 euro – ammette.
In fine, ha raqccontato del suo passato ribelle, anticonformista. “Quando finiva la scupola e tutti festeggiavano, diventavo triste. Per fortuna i miei insegnanti violavano la regola e mi permettevano di prendere in prestito più di due libri per volta”. Classici russi: Oblomov e Anna Karenina su tutti. Rossi, come il suo rossetto.
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