Malato di tumore entra al pronto soccorso del San Camillo e non ne esce più vivo. Il rimpallo delle notizie al centro accoglienza della Caritas.
Mai morire di venerdì in un ospedale, perché a sentire l’ufficio stampa del San Camillo di Roma: “tu mi chiami di venerdì alle 18 quando in direzione stanno andando tutti via”. Se muori di venerdì è possibile che nessuno possa darti una spiegazione perché c’è da fare il weekend. Costantino è morto dice la voce al telefono, un’altra voce qualche minuto prima aveva detto che era stato dimesso, e ancora prima che non si trovava.
Probabilmente c’è stato un errore nella compilazione di nome e cognome di questo uomo di 45 anni dimenticato da tutti: la sua famiglia è in Romania, lui vive in una casa accoglienza della Caritas. Abbiamo chiamato l’ambasciata rumena a Roma, ci hanno spiegato l’iter che si segue quando muore un connazionale. “L’ospedale ci deve comunicare il decesso, poi noi avvisiamo la polizia rumena che avvertirà la famiglia e ci occuperemo della salma”.
Ma venerdì alle ore 20 l’ambasciata non aveva ancora notizia della morte di Costantino.
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Costantino era andato al San Camillo, era malato di tumore e aveva avuto forti dolori all’addome: era salito da solo in ambulanza, gli ultimi saluti ai compagni della casa accoglienza: l’ultimo saluto con la mano, non sarebbe mai più tornato in quella casa.
Fino a giovedì dall’ospedale dicevano che era ancora al pronto soccorso, poi trasferito in chirurgia generale, poi il vuoto: sparito. Camminava male perché in passato gli bruciarono una gamba, quando è entrato nella casa non muoveva la mano destra, ma lentamente a ‘Ricominciamo’ ha ripreso a vivere, la mano ha ripreso a muoversi “lavava i piatti e i pavimenti, si dava sempre da fare” dicono i compagni della casa.
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L’ufficio stampa del San Camillo, per motivi di privacy non può dirci se Constantin, o Costel – perché pare lo abbiano registrato anche con un nome sbagliato – sia vivo o morto. “Potrebbe avere firmato per uscire” ci dicono. Sarebbe una buona notizia, ma improbabile visto che non è mai tornato nella sua casa romana. L’ufficio stampa non può dirci se è morto, non siamo parenti. Quindi finirà nel dimenticatoio? I suoi parenti sono in Romania, e gli unici contatti dei familiari, Constantin li ha sul cellulare: spento da quando è entrato in pronto soccorso.
Dalla casa di accoglienza hanno provato a portare alcuni indumenti per il ricovero ma sono stati rispediti al mittente, non si sa da chi. Constantin era scomparso, ma nella mattinata di oggi, venerdì 20 novembre, la beffa: “il paziente è stato dimesso”. Sospiro di sollievo, durato pochissimo. Arriva una telefonata all’operatore di ‘Ricominciamo’: “scusi ci siamo sbagliati non è stato dimesso, è morto”. Che fine farà ora questo uomo di 45 anni strapazzato da tutti? Sarà morto Constantin o Costel? Oppure tutti e due o nessuno dei due? Vi terremo aggiornati, “scusate – è la risposta dell’ufficio stampa del San Camillo – ma è venerdì sono le 18 e tutti vanno a casa”. Addio Constantin.
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