La vicenda arriva da casa nostra e parla di sfruttamento violenze ed intimidazioni sul posto di lavoro. Le indagini.
La GS Painting, appariva come una comune azienda, che in subappalto si occupava della costruzione di imbarcazioni e yacht di lusso, ma la realtà, come spesso accade, era ben lontana dal rispecchiarsi in quella immagine, e cosi il marcio è venuto a galla. Emamul Molla e Shipon Fokir, sono due dei 150 operai costretti a lavorare in condizioni pietose, sfruttati, malpagati e aggrediti di continuo da quelli che di fatto erano i loro carcerieri.
Una situazione ai limiti della realtà quella emersa da alcuni cantieri facenti capo all’azienda che si muoveva tra Liguria e Toscana. Gli stipendi degli operai di fatto fittizi, vedevano, gli stessi, costretti a restituire metà pusta paga. I contratti seppure legali, nascondevano in realtà la possibilità di turni massacranti, anche di 14 ore al giorno. Una situazione al limite della sopportazione umana, venuta a galla grazie alla denuncia di uno degli stessi operai.
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Schiavo nei cantieri per 4 euro l’ora: per gli italiani il trattamento era diverso
Il proprietario dell’azienda, di origini bengalesi, si serviva quasi esclusivamente di conterranei, più facili da sfruttare e da tenere sotto scacco, da parte di un imprenditore descritto da molti come autoritario ed al limite del legalità. Pochi gli italiani che hanno lavorato nell’azienda nel corso degli anni, pagati regolarmente ed il giusto, per non avere problemi. I veri sfruttati erano gli stessi bengalesi, costretti a lavorare per 4 euro l’ora.
Lo stipendio non era mai puntuale ha dichiarato uno degli operai, e quando arrivava dovevi poi spartirlo con l’azienda. Niente ferie, niente malattia, solo lavoro, controllato da quelli che in pratica facevano da carcerieri, che arrivavano a picchiare se il caso, secondo la loro visione delle cose l’avrebbe richiesto. Una situazione scandalosa.
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