No, non era un mago, o almeno non lo ha mai confessato. Ma anche lui se la cavava con lo sport: Harry Potter è davvero esistito.
Un vero record. L’intera saga di Harry Potter, sarà trasmessa per la seconda volta dalla Mediaset in Italia, nel giro di pochissimi mesi. Si inizia stasera con il primissimo film, uscito nel 2001.
Qualcuno ha anche scherzato con la paura di un nuovo lockdown nazionale ad incombere, visto che la prima maratona, si tenne proprio tra marzo ed aprile scorsi. Ma non tutti sanno, nemmeno i fan, che effettivamente Harry Potter è realmente esistito.
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L’Harry Potter che è davvero esistito, è nato cento anni prima
Il mese di novembre, è iniziato con una brutta notizia per gli amanti del mondo magico, con Johnny Depp costretto ad abbandonare il prequel di Harry Potter. In compenso però, i fan si potranno rigodere le peripezie del maghetto, con la seconda maratona in 7 mesi.
Ma chi era il vero Harry Potter? La Rowling non ha mai spiegato di aver preso il nome in prestito da qualcuno in particolare, in effetti Potter non è un cognome introvabile nel Regno Unito, per non parlare del nome Harry. Un bambino nato nel 1980 (quando nacque il mago nelle fantasie della scrittrice) avrebbe tranquillamente potuto avere quel nome. Ed allora, proviamo a sognare e vediamo chi è il suo papabile bisnonno, realmente esistito.
Harry Potter è nato sì in Gran Bretagna, ma a Bradford, il 24 novembre 1884. Tra le cose in comune con il Potter mai esistito, la passione per lo sport. Ma Potter, volava semmai sulla fascia di un campo di calcio, visto che fu tra i primi calciatori del gioco, tesserato del Bradford City e vincitore di una West Riding Cup. Ma i calciatori dell’epoca non erano milionari, tantomeno esenti dagli obblighi militari. Così Harry, dopo aver lavorato come tintore tessile, partì per la Prima Guerra Mondiale.
Altra cosa, volendo, in comune col mago, che ha affrontato la Guerra dei Maghi, terminata il 2 maggio 1998. Il vero Harry invece, morì presso Arras in Francia, nel 1918, ma il suo corpo non tornò mai a casa. Il suo nome però, quello è indelebile: il muro del memoriale di Faubourg-d’Amiens ed i musei del Bradford City, ne hanno impresse le undici lettere.
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