Le disposizioni riguardante l’eredità dei conti correnti sono semplici e complicate al tempo stesso. Andiamo a conoscerle meglio effettuando alcune importanti distinzioni
L’eredità e la successione sono argomenti decisamente delicati, ma seguendo le normative vigenti si può evitare l’insorgere di problematiche. Il primo passo da compiere quando viene a mancare un proprio caro è presentare la dichiarazione di successione all’Agenzia per le Entrate.
Si tratta di una prassi obbligatoria al pari della voltura catastale e altre dichiarazioni annesse e connesse alla persona venuta a mancare. In caso di mancato adempimento si va incontro a delle sanzioni pecuniarie. Naturalmente più passa il tempo, più l’esborso per concludere la pratica diventa esoso.
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Eredità, come funziona la successione in caso di mancato testamento?
In attesa della presentazione dell’estratto di morte, la banca congela i depositi del defunto. Con questo blocco, chi aveva il potere di firma lo perde, fino appunto alla presentazione dell’atto che attesti il decesso.
Dunque prima dell’avvenuta successione non può essere toccato il denaro presente sul conto corrente. L’unica spesa che consente un’eccezione è quella inerente i costi del funerale. Una somma che non comporta benefici a parti terze.
Tutto poi si risolve con la dichiarazione di successione, che solitamente prevede un testamento. In questo modo viene esaudita la volontà della persona scomparsa che prima di passare a miglior vita ha stabilito a chi spettano i suoi averi compresi quelli relativi ai c/c.
La situazione si “complica” nel caso in cui non sia presente nessun atto che dichiari la volontà del defunto. Questa casistica prevede la successione legittima, disciplinata dalle norme del codice civile. I beneficiari possono essere il coniuge, i discendenti, gli ascendenti, i collaterali (fratelli e cugini) e parenti di grado meno prossimo fino al sesto. Dopo questa soglia subentra lo Stato visto che l’ordinamento italiano ritiene rilevante la parentela fino al suddetto grado.
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