Assassino di Lecce, la famiglia della vittima: “Non diteci che è pazzo”

I familiari di Daniele De Santis temono che i troppi test in carcere all’assasino alla fine convincano dell’infermità mentale.

Coppia Lecce uccisa
Fidanzati Lecce (Facebook)

I legali della famiglia De Santis, chiedono che vengano gestiti in maniera diversa i test psicodiagnostici ai quali è sottoposto Antonio De Marco, assassino del giovane Daniele De Santis e della sua ragazza Eleonora. Secondo i legati della famiglia de giovane, la modalità con la quale i suddetti test sono somministrati, potrebbe compromettere l’esito della perizia psichiatrica al quale si sottoporrà l’assassino, tra l’altro pienamente consapevole per sua stessa ammissione del delitto commesso.

La preoccupazione è forte, una perizia psichiatrica in favore dell’assassino comporterebbe una riduzione della pena e di fatto la non applicazione della giusta punizione per lo studente di scienze infermieristiche, che non sopportava la felicità e la serenità della coppia, e che quindi ha preferito ammazzare entrambi, in segno di vendetta, perchè la sua di condizione invece, prevedeva solitudine e rifiuti continui da parte delle donne.

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Assassino di Lecce, la famiglia della vittima: “In grado di intender e di volere”

L’infermità mentale sarebbe l’ennesima sconfitta per la famiglia del povero ragazzo ucciso, perchè ai più risulta evidente quanto il De Marco fosse capace di intendere e di volere, al punto da segnare su dei foglietti i vari passi dell’assassinio. Un piano ben studiato nei minimi dettagli, pianificato e portato a termine. Di certo, quanto successo non può essere opera di un completo squilibrato, c’era, purtroppo, della ragione in tutto quello che è successo.

Ragione che si evince anche dal romanzo trovato, che il ragazzo stava scrivendo, in cui si racconta di un suo alter ego, che di fatto uccide per vendetta, per rifarsi dei torti subiti, dell’infelicità, della solitudine e di tutte quelle mancanze che invece negli altri corrispondono a felicità, gioia e serenità.

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