Muore di Covid in solitudine, a 20 anni: e non era in ospedale

E’ morta in solitudine, come purtroppo tanti altri nelle terapie intensive degli ospedali. Ma lei non era in ospedale.

Non era in una qualsiasi terapia intensiva di un qualsiasi ospedale. Eppure la sua morte drammatica ha fatto pensare alle migliaia di pazienti che hanno chiuso gli occhi per sempre senza neppure un ultimo saluto alle persone che amvano e che gli amavano. Spostati poi magari su un camion dell’esercito che li portavano nei cimiteri improvvisati, senza che nessuno dei familiari o amici potesse nemmeno vederli.

Bethany aveva solo 20 anni e si trovava nella sua stanza, in quarantena dopo aver scoperto di essere positiva al Covid. Aveva solo 20 anni e l’unica patologia pregressa che aveva era l’asma, forse risultata fatale per lei. Si trovava al Grace College, nel Michigan, dal quel 20 ottobre scorso in cui ha iniziato a manifestare i primi sintomi di coronavirus.

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Muore di Covid in solitudine, a 20 anni: i familiari non riescono a crederci

Morire di Covid a 20 anni è rarissimo, ma è successo, e succede, specie se si soffre di una malattia che va a toccare proprio la vittima preferita dal virus: i polmoni. L’asma per Bethany è stata fatale probabilmente. “Dopo un’indagine completa e un’autopsia, la causa della morte è stata dichiarata naturale a causa di un embolo polmonare che non era stato rilevato in precedenza e che l’ha uccisa” – hanno dichiarato i medici dopo una prima ispezione alla salma.

E’ morta durante la quarantena lasciando nella disperazione sia la famiglia che i suoi più cari amici, increduli per un tale dramma inaspettato. E anche gli altri studenti del college sono increduli e hanno promesso che Bethany verrà ricordata per sempre all’interno dell’istituto.

Secondo quanto emerso ascoltando i racconti di chi la conosceva, la 20enne è stata sempre attenta mantenendo le distanza di sicurezza ed indossando la mascherina ma è stata ugualmente contagiata. Non è deceduta solo per il Coronavirus, a quanto sembra però il Covid avrebbe avuto un ruolo determinante nella sua morte, come confermato dal medico che ha effettuato l’esame autoptico sul suo corpo.

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