La tragedia di Carignano, in provincia di Torino, inizia a chiarirsi almeno nel movente che avrebbe spinto un uomo a uccidere e uccidersi.
A poche ore dalla tragedia di Carignano, a sud di Torino, iniziano ad emergere le prime notizie che spiegano il raptus omicida e suicida di un uomo di 40 anni, Alberto Accastello, operaio definito da chi lo ha conosciuto: “ottima persona e gran lavoratore”. Sembrerebbe la solita frase che si dice riguardo a chi ha compiuto un gesto tanto efferato. Alla base del dramma ci sarebbe la gelosia: la moglie voleva separarsi e lui non riusciva ad accettarlo. In mezzo alla diatriba, le uniche, solite, vittime incolpevoli: i figli. Una sta lottando tra la vita e la morte, il fratellino gemello invece non ce l’ha fatta.
Dopo avere sparato a tutta la famiglia, e persino al cane, l’uomo ha rivolto la pistola contro di sè e si è ucciso. E’ successo all’alba del 9 novembre e la sera prima Accastello aveva chiamato il fratello annunciando in qualche modo il terribile gesto. “fra poco non ci sarà più” gli avrebbe detto e il congiunto, preoccupato, ha subito allertato i carabinieri: troppo tardi per la moglie e un figlio che sono morti sul colpo. Quando i militari hanno fatto irruzione nella villa alle 5,30 la scena di fronte a loro era agghiacciante. I figli sono stati portati immediatamente al Regina Margherita di Torino. Uno è morto, la sorellina è definita in “condizioni disperate”.
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Lei voleva separarsi, lui: “a breve non ci sarò più” Ha fatto morire anche figlio, moglie e cane
Non voleva lasciare nessuna traccia di quella che era stata una famiglia felice: una villetta alle porte di Torino sulla strada per il mare, un giardino, una moglie, due figli e un cane. Ha voluto portare con sè tutti quanti: non gli bastava togliersi la vita, doveva uccidere tutti. Ma per il momento, la figlia piccola, Aurora, 2 anni, è ancora viva.
Alberto Accastello, 40 anni, ha sparato alla moglie di 38 anni, Barbara Gargano, e ai due gemellini Alessandro e Aurora. Subito dopo ha rivolto l’arma contro se stesso e si è tolto la vita. I carabinieri, avvisati dai vicini, hanno sfondato la porta e assieme al personale del 118 hanno soccorso i piccoli, ricoverati d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale Regina Margherita di Torino. Ma per Alessandro non c’è stato nulla da fare. Quando i carabinieri hanno sfondato la porta, l’uomo era ancora vivo. È morto prima del trasporto in ospedale.
Prima del gesto folle, l’uomo aveva telefonato al fratello: «A breve non ci sarò più». L’omicida-suicida lavorava da 20 anni in un’azienda agricola di Ceretto che produce sementi. «Era un gran lavoratore, viveva per la famiglia — dice una vicina al Corriere —. Sapevo che tra loro c’erano problemi, ma non pensavo sarebbe finita così».
Barbara voleva separarsi, ma il marito non accettava la sua decisione. Lui «lavorava anche al sabato e la domenica per finire la villetta che avevano costruito — continuano i vicini —.
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