Forse non tutti ne sono ancora pienamente consapevoli, ma dal 6 novembre milioni di italiani dovranno restare a casa esattamente come a marzo.
Un fulmine a ciel sereno, almeno per i più disattenti oppure ottimisti. Ridendo e scherzando – si fa per dire – da venerdì 6 novembre milioni di italiani saranno costretti a restare chiusi in casa proprio come a marzo: non un coprifuoco dalle 22 alle 5 ma “divieto di spostamento in ogni fascia oraria”. Contraddittorio, perché molti negozi restano aperti e bisognerà pure andarci, e qui scatta l’autocertificazione tanto usata nel primo lockdown. Tagliarsi i capelli rientra tra le necessità e dunque i parrucchieri restano aperti anche in zona rossa. Milioni di italiani, appunto.
Sono gli abitanti delle Regioni che secondo il governo hanno un rischio elevatissimo di contagio Covid, e sono Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Calabria. E ci sono le prime reazioni al nuovo dpcm firmato da Conte. Non sono contenti ovviamente i governatori delle zone rosse, ma si lamentano anche di quelle arancioni. “Le richieste formulate dalla Regione Lombardia, ieri e oggi, non sono state neppure prese in considerazione. Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita”, ha detto il governatore lombardo Attilio Fontana.
“La scelta del governo nazionale di relegare la Sicilia a ‘zona arancione’ appare assurda e irragionevole. L’ho detto e ripetuto al ministro della Salute Speranza, che ha voluto adottare la grave decisione senza alcuna preventiva intesa con la Regione e al di fuori di ogni legittima spiegazione scientifica”, le parole del presidente della Regione siciliana Nello Musumeci.
“Se, all’esito delle misure, una Regione dovesse rientrare in condizioni di stabilità per 14 giorni, con rischio più basso, potrà essere assoggettata a un regime di misure meno restrittive, ce lo auguriamo tutti”, ha spiegato Conte. Già, se succede. Ma se non succede si preannunciano giorni difficilissimi per milioni di italiani.
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In zona rossa ci sono Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta. Secondo l’ultimo Dpcm, ci si potrà muovere da casa solo per “comprovate esigenze” (motivi di lavoro, salute e emergenze), apertura solo per asili nido, scuole per l’infanzia, elementari e prime medie, chiusura dei negozi ad eccezione di alimentari, farmacie, parafarmacie, tabaccai, edicole. Restano aperti parrucchieri e barbieri mentre devono chiudere mercati, bar e ristoranti. Si può acquistare cibo d’asporto. E’ sospesa l’attività nei centri sportivi ma è consentita esclusivamente all’aperto e in forma individuale. E’ anche permessa l’attività attività motoria in prossimità della propria abitazione mantenendo le distanze e usando la mascherina. Tutto questo da venerdì 6 novembre, cosa succederà domani nei supermercati?
Così come è successo a marzo, si prevedono lunghissime file davanti ai supermercati a partire già da domani, giovedì 5 novembre. La gente è stata presa alla sprovvista e quattro Regioni non hanno fatto rifornimento di generi di prima necessità in tempo.
Nelle aree arancione ci sono Puglia e Sicilia. Non servirà l’autocertificazione per uscire da casa, ma non sarà possibile entrare o uscire dalla Regione o spostarsi da un Comune all’altro, tranne che per comprovate esigenze dunque motivi di lavoro, salute e emergenze. Chiusi bar, gelaterie e ristoranti fatti salvo per i servizi da asporto e la consegna domicilio. Palestre e piscine restano chiuse, ma è ancora possibile fare attività individuale all’aperto nel rispetto del distanziamento. Restano aperti parrucchieri, barbieri ed estetisti. La didattica a distanza è estesa a tutte le classi delle scuole superiori, mentre alle elementari e alle medie è prevista l’attività in presenza con mascherina. I musei sono chiusi e sono sospesi tutti i concorsi. Nei fine settimana sono chiusi anche i centri commerciali.
Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Veneto, Liguria, Toscana, Molise, Marche, Sardegna e Friuli Venezia Giulia rientrano nell’area gialla insieme alle province di Trento e Bolzano. In queste zone ci sono le misure restrittive più “morbide” previste nel Dpcm. Le scuole in Campania resteranno chiuse anche se la Regione è stata inserita nella lista delle aree “gialle” che prevede didattica in presenza tranne che per le superiori di secondo grado. La Campania resterà invece ferma sulla chiusura di ogni grado delle scuole che proseguiranno con didattica a distanza, quindi dopo la pubblicazione del provvedimento del governo in gazzetta Ufficiale verrà emessa un’ordinanza per confermare la chiusura.
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