L’episodio nell’area parcheggio dell’ospedale di Rimini non lascia alcun dubbio, secondo i sindacati è tutto organizzato per colpire chi richiama alla prudenza.
Un intervento mirato, chirurgico, è proprio il caso di dirlo, quello che è scattato presso l’ospedale di Rimini, dove circa settanta auto sono state vandalizzate. Le auto in questione, tutte appartenenti al personale sanitario operante nella struttura, sono stata colpita ognuna in maniera diversa, ma stando attenti però a non far mancare nulla dalla vettura colpita. Vetri rotti, componentistica danneggiata, strisciate, colpi alla carrozzeria.
Un gesto inaspettato che le sigle sindacali in difesa dei lavoratori della struttura si sono subito affrettate a definire una operazione mirata. Una sorta nei confronti del personale medico sanitario, colpevole di fare dell’allarmismo spropositato, che non fa altro che terrorizzare la gente, e che quindi merita una esemplare punizione. Scartata subito l’ipotesi di una sola persona, magari ubriaca, colpevole di tutti i danneggiamenti.
LEGGI ANCHE >>> Violentata e uccisa a 9 anni: era uscita di casa per andare a giocare
Rimini, 70 auto del personale sanitario danneggiate: “Un attacco mirato”, lo stupore dei sanitari
Il gesto, l’attacco, perchè di attacco, di fatto, si parla, ha molto colpito il personale operante all’interno della struttura della località romagnola. Non ci si aspettava un gesto del genere, contro chi ogni giorno lavora per difendere la salute di chi è colpito dal virus che in queste settimane ha letteralmente invaso il paese. Oltre, chiaramente, a tutti gli altri pazienti, presenti per diverse ragioni nella struttura.
Andrea Boccanera, dell’Ausl, non usa mezzi termini e parla di attacco mirato contro chi, secondo i delinquenti che hanno messo questo assurdo gesto, è colpevole di seminare terrore tra la popolazione. Il terrore, non è altro che il continuo richiamo all’attenzione, a dosare gli spostamenti, ad uscire di casa il meno possibile, per non cadere vittima della inarrestabile epidemia. Succede anche questo, purtroppo.
LEGGI ANCHE >>> Prostituzione, l’industria che non teme il Covid19