Il professor Zangrillo da una parte elogia l’operato del governo nell’emergenza coronavirus, dall’altra condanna il terrorismo della paura.
Ha vinto la strategia del terrore, ammesso fosse una strategia. Ma in realtà sta vincendo la confusione, l’inadeguatezza nonostante la pandemia duri da mesi e abbia già fatto migliaia di vittime. Sembra che il virus sia più furbo di tutti, e che quando i medici e gli espertoni del governo sono pronti a combatterlo, lui muti e faccia un altro scherzo a tutti. Alberto Zangrillo disse che il coronavirus era clinicamente morto, salvo poi ripensarci alla luce dei nuovi positivi.
Resta però convinto che la situazione attuale non debba spaventare oltre misura. “Non dobbiamo aver paura perché – ha detto il Prorettore dell’Università San Raffaele di Milano – come detto più volte, non dobbiamo confondere il positivo al coronavirus con il contagiato potenzialmente infettante e soprattutto ammalato”.
Secondo il professore “è difficile dire le cose in modo giusto ed essere creduti perché ho paura che in questo momento abbia vinto chi ha avuto come obiettivo quello di terrorizzare e spaventare”. Troppe voci forse, troppe comparsate in tv, e non si sa più a chi credere.
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Coronavirus, “ha vinto chi voleva creare terrore: quasi metà di chi viene in ospedale potrebbe stare a casa”
La strategia del terrore ha portato ormai all’intasamento degli ospedali, la gente ha paura e se ha un pò di tosse, ricorre subito al pronto soccorso. Colpa di chi? “Le persone – spiega Zangrillo – sono sconcertate, terrorizzate e spaventate. Hanno mal interpretato il concetto di tampone per cui c’è una corsa ad eseguire il tampone come se fosse una misura terapeutica […]
In realtà adesso il problema sono i pronto soccorso, abbiamo fiumane di persone che arrivano al ps e non riusciamo a controllarle. Di queste il 40% potrebbero stare tranquillamente a casa se assistite, se rincuorate, se informate”. Appunto: assistite, rincuorate, informate. Ma da chi?
Da qui il consiglio di “mantenere tutti i nervi saldi, cercare di non comportarci in maniera irrazionale”. “Noi clinici – dice – dobbiamo abituarci a un uso appropriato delle risorse e mettere in terapia intensiva chi ne ha veramente bisogno. Non sono sicuro che accada”.
L'ingresso di un malato in terapia intensiva deve rispondere a rigorosi criteri di appropriatezza. pic.twitter.com/e1fSCC5NZA
— Alberto Zangrillo (@azangrillo) October 24, 2020
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