Nessuno sconto in appello per l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno nell’inchiesta capitolina sul ‘Mondo di mezzo’.
C’erano “due diversi gruppi criminali“ a Roma, uno che faceva capo a Buzzi e un altro a Carminati, ma nessuna mafia. Mancava quella violenza, quella intimidazione che caratterizza le organizzazioni criminali punite con l’articolo 416 bis.
E neppure la corruzione, che riusciva ad arrivare ai piani più alti di ogni istituzione, poteva essere paragonata alla forza intimidatrice mafiosa. Nell’inchiesta capitolina è comparso anche l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Per l’accusa è di corruzione e finanziamento illecito. In primo grado, Alemanno era stato condannato a sei anni, poi il procuratore generale Pietro Catalani aveva sollecitato una riduzione di condanna a 3 anni e sei mesi, chiedendo di riconoscere solo il reato di corruzione. Ma niente da fare: l’appello ha confermato sei anni.
Ora resta la Cassazione, l’ultima speranza per non entrare in carcere.
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Mondo di mezzo, sei anni ad Alemanno confermati in appello: andrà in carcere?
Resta la Cassazione, dicevamo. E’ l’ultimo grado di giudizio poi per Alemanno, se fossero confermati ulteriormente i sei anni di condanna, potrebbero aprirsi le porte del carcere. Quello stesso carcere dal quale sono invece usciti le ‘menti’ di Mondo di mezzo: Salvatore Buzzi e Massimo Carminati.
La Cassazione per i due aveva detto: non era mafia Capitale. Solo corruzione. Secondo gli investigatori del Ros, invece, a Roma c’erano un gruppo di personaggi con un passato da Romanzo criminale e un presente nei palazzi che contano. Carminati era l’ideologo: “È la teoria del mondo di mezzo compà. Ci stanno, come si dice, i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo. E allora vuol dire che ci sta un mondo… un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano… come è possibile… che ne so… che un domani io posso stare a cena con Berlusconi”. Da questa intercettazione, il nome dell’inchiesta.