Il caso Mariella Cimò, dalla sua scomparsa alla condanna per il marito

Il caso Cimò resta ancora aperto, dopo quasi dieci anni. Non sono bastate la condanne al marito della donna, che ha fatto sapere di ricorrere in cassazione per far si che venga riconosciuta la sua innocenza.

Il caso Mariella Cimò, non è ancora chiuso. A distanza di quasi 10 anni nessuna elemento può dirsi certo, nella sua interpretazione. Il marito della donna, accusato di omicidio, non accetta il verdetto e ancora una volta rimanda tutto all’ennesimo giudizio, stavolta conclusivo. Quello che è successo, non può ancora dirsi certo, nonostante le condanne che dimostrerebbero il contrario. Il marito della donna, resiste, vuole che la sua verità sia pronunciata.

La vicenda ci dice che la donna scomparve da casa sua e del marito a fine agosto del 2011. Lo stesso marito, denuncia la scomparsa della donna ad inizio settembre. Il loro matrimonio durava da più di 40anni, ma negli ultimi tempi qualcosa non andava, c’erano liti, tensioni, anche riguardo determinate attività di famiglia. Le cose insomma non andavano come al solito, qualcosa stava minando l’equilibrio della coppia.

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Il caso Cimò, dalla scomparsa della donna alla condanna per il marito, che ricorre in cassazione

L’equilibrio della coppia, era minato come detto, tra l’altro, da una serie di diverbi riguardanti l’eventuale vendita di un autolavaggio di proprietà della famiglia Cimò, in zona Aci S. Antonio. La moglie era contraria alla vendita, mentre il marito ne era favorevole. Gli investigatori diranno poi, che gli uffici di quell’attività venivano utilizzati dalla donna per incontri extraconiugali. La stessa donna, lavorava presso l’autolavaggio.

Le accuse sono da subito cadute sul marito della donna, condannato anche in secondo grado a 25 anni di reclusione per uxoricidio e occultamento di cadavere. Ma l’uomo è ricordo quindi in cassazione, e dovrà attendere quindi un ulteriore giudizio per sapere se dovrà o meno finire in carcere, all’età di 84 anni.

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