Emergono nuovi tratti e nuovi interessanti indizi circa la volontà del ragazzo di compiere l’assurdo delitto, già da tempo, programmato e studiato nei minimi dettagli.
La vicenda è ormai nota a tutti, l’assassinio insensato di Daniele ed Eleonora, la coppia di fidanzati di Lecce, per mano di Antonio De Marco, ex loro coinquilino, studente di scienze infermieristiche, per chissà quale motivo, su questo non si sa ancora molto, fortemente in collera con i due, al punto da raggiungerli in casa propria ed ammazzarli senza alcuna pietà. Violenza estrema ed ingiustificato accanimento hanno infatti caratterizzato il crimine.
Gli inquirenti continuano ad indagare sulla figura di De Marco, all’apparenza tranquillo studente universitario, dal carattere docile ed introverso. Hanno fatto molto riflettere ad esempio le parole del cappellano del carcere, ed anche dei suoi parenti, che lo hanno decritto non come un terrificante assassino, ma come una persone silenziosa, per nulla accostabile al mostruoso assassino dei due ragazzi. I tratti del ragazzo sono di certo molto complessi.
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L’assassino di Lecce pensava da tempo di uccidere: le indagini
Ciò che colpisce è appunto la complessa alternanza di atteggiamenti nel ragazzo. Qualcosa che aveva spinto anche i legali dello studente ad ipotizzare la possibilità di una perizia psichiatrica per arrivare magari ad una sentenza più morbida. Colpisce l’assoluta meticolosità con la quale ha organizzato il tutto, condizione che certamente contrasta con l’ipotesi della infermità o della seminfermità mentale.
Al momento ci si interroga su quello che abbia potuto spingere il ragazzo a compiere l’atroce delitto, anche se su questo si è praticamente detta qualsiasi cosa. Interroga la precisione con la quale il tutto è organizzato. I passi appuntati su alcuni fogli, e le fascette ritrovate sul luogo del delitto, che dovevano forse servire a legare i giovani ragazzi uccisi. Altro che scarsa lucidità.
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