Dopo il divieto di feste private in casa con troppi invitati, deciso dal nuovo dpcm del governo, ieri non si è parlato d’altro che di controlli.
Giornata di passione quella del 13 ottobre dopo la firma del premier Conte sul nuovo Dpcm creato per contrastare l’aumento dei contagi da coronavirus in Italia. Conte lancia una “forte raccomandazione” a evitare di ricevere in casa, per feste, cene o altre occasioni, più di sei familiari o amici con cui non si conviva. Questo il tema del dibattere che ieri ha scatenato polemiche e ilarità.
Ma il premier ha voluto subito precisare: «Non manderemo le forze di polizia nelle abitazioni private, però dobbiamo assumere comportamenti prudenti per gestire la fase. Dobbiamo migliorare i comportamenti anche in casa». Prima di questa dichiarazione sono passate ore, mentre i media ribattevano il rischio di controlli privati in casa da parte delle forze dell’ordine, i ministri preposti del governo studiavano come ribattere alle accuse. E studiavano la giurisprudenza.
L’oggetto del contendere era se vietare o meno le feste in casa. Con due schieramenti: da una parte il ministro della Salute, Roberto Speranza, con al fianco Dario Franceschini, ministro della Cultura e capodelegazione del Pd. Dall’altra, la titolare dell’Interno Luciana Lamorgese e tutti gli altri. Conte, che è anche avvocato, ha convinto tutti: dopo aver letto e studiato sentenze di Cassazione e di Corte costituzionale ha pensato che mandare la polizia casa per casa non era proprio possibile.
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‘Superato’ lo scoglio polizia nelle case, il premier Conte si è concentrato sulla possibilità o meno di un lockdown totale: Per evitare «un lockdown generalizzato» che metterebbe al tappeto l’economia, serve la collaborazione di tutti: «Noi dobbiamo tutelare la vita dei cittadini, il bene più prezioso, ed evitare che con il calo dell’offerta l’intera economia vada a rotoli. Altra soluzione non c’è, le nostre misure sono state sempre ispirate all’adeguatezza, quando necessario abbiamo fatto ricorso al decreto nel rispetto dei principi costituzionali».
E a proposito di feste private: tra «raccomandazione forte» e «divieto» c’è una enorme differenza. Il ministro Speranza s’è opposto fino all’ultimo perché avrebbe voluto un gesto più severo da parte di Conte. L’aveva annunciato il giorno prima, «le feste private possiamo evitarle». Prevedendo una multa. L’immediata perplessità delle forze di polizia è stata anche quella del ministro Lamorgese. Con un «divieto» del genere – ha spiegato – si toccherebbero pericolosamente i diritti costituzionali della persona, come anche la libertà di associazione”.
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