Delitto di Garlasco, Alberto Stasi insiste: ci sarà il ricorso in Cassazione

Dichiarato colpevole del ‘Delitto di Garlasco’, che vide perdere la vita a Chiara Poggi, Alberto Stasi ancora non si arrende.

Delitto di Garlasco, Alberto Stasi spera ancora: ci sarà il ricorso in Cassazione
Alberto Stasi (Fonte foto: web)

Laura Panciaroli, avvocato difensore di Alberto Stasi, ritenuto colpevole del Delitto di Garlasco del 13 agosto 2007, ha annunciato che non si darà per vinta. Preparato un ricorso in Cassazione contro l’ordinanza della Corte d’appello di Brescia.

Richiesta però, mandata di nuovo al mittente, in quanto ritenuta inammissibile. I giudici anzi, hanno preparato ben 49 pagine di risposta, con tutte le motivazioni che spiegano alla difesa, perché Stasi dovrà rassegnarsi a scontare l’iniziale condanna, a sedici anni.

Leggi anche>>> Marco Vannini: è arrivata la sentenza definitiva ai danni di Ciontoli

Stasi: due aromenti della difesa, respinti

Due argomenti, quelli portati sui banchi di Tribunale dall’avvocato difensore di Stasi. Il primo, poggia su tre elementi: oltre a quelle di Alberto, vi sarebbero altre impronte sul dispenser di sapone liquido in casa Poggi; presenza ancora sul dispenser di alcune crosticine ed infine, quattro capelli nel lavandino. Tutto, andrebbe in contrasto con la condanna, che prevedeva: “Le impronte digitali furono lasciate dall’assassino che essendosi imbrattato le mani con il sangue della vittima aveva avuto la necessità di lavarsele e poi ripulire portasapone e lavandino dalle tracce di sangue”.

Secondo l’avvocato di Stasi, questo smentirebbe che l’assassino, chiunque esso sia, si sia lavato le mani nel bagno a piano terra. Elementi che come specificato, non hanno convinto l’accusa e per l’ordinanza bresciana: “La pretesa prova nuova sarebbe, nella stessa prospettiva difensiva, priva della capacità dimostrativa a ribaltare il giudizio di colpevolezza. Seguendo la tesi della difesa, infatti, nessuna impronta dell’assassino potrebbe trovarsi sul dispenser”.

Già nello scorso luglio, Alberto Stasi ed il proprio avvocato difensore non si erano arresi alla condanna, ribadendo che presto sarebbero stati presentati nuovi elementi. Anche in quel caso, i giudici non vollero sentir ragioni.

Leggi anche>>> Il prete del carcere: “Antonio non è un mostro, nascondeva un disagio poi esploso”

Gestione cookie