Difficile anche da raccontare quello che è successo a Lucia. Una vicenda che ci porta tristemente a ricordare la fine di Pamela Mastropietro.
Consenziente di cosa? Di farsi stuprare, seviziare e poi impalare fino a morire? Eppure i giudici hanno detto così e la morte di Lucia assomiglia sempre di più a quella di Pamela Matropietro, per la quale a dire il vero c’è un nigeriano in carcere accusato di omicidio, ma che nei media ha destato più critiche alla giovanissima che ricerca della verità.
Uccise perché drogate? Essere drogate da attenuante si è trasformato in aggravante? Le femministe non ci stanno e hanno ragione e per Lucia stanno portando avanti una battaglia per la ricerca di giustizia: gli assassini sono stati assolti perché secondo loro la sedicenne sarebbe stata consenziente: è morta con un lungo palo conficcato nell’ano, in una pozza di sangue. Si chiamava Lucia Perez, era una tossicodipendente argentina ma prima ancora era una ragazza, una donna.
L’8 ottobre 2016, Lucia, studentessa di quinta superiore, finisce al pronto soccorso dell’ospedale di Mar del Plata, a pochi chilometri da Buenos Aires. Abbandonata all’ingresso da due sconosciuti. La ragazza muore pochi istanti dopo i tentativi di rianimazione. L’esame medico legale porta alla luce una fine orribile, altro che droga: Lucia è stata stuprata brutalmente, torturata con un oggetto contundente nel retto che ne ha causato la morte.
I due imputati dell’omicidio erano il 23enne Matías Farías, e il 41enne Juan Pablo Offidani. Per la pm Maria Isabel Sanchez, i due hanno attirato in casa Lucia, approfittando della sua dipendenza dalle droghe. Nell’appartamento del 23enne con marijuana e cocaina, l’hanno stuprata bestialmente e poi hanno cercato di occultarne la morte.
Ma per la difesa, la morte della ragazzina sarebbe avvenuta al limite di un rapporto sadomasodi natura consenziente. Ha vinto la difesa e le donne argentine sono insorte. E in Italia?
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Lucía Pérez è stata uccisa due volte. La prima dagli esecutori diretti; la seconda, da coloro che li hanno assolti. Anche Pamela Mastropietro morì dopo essere stata drogata e stuprata, e le sue menbra furono sventrate.
Secondo la ricostruzione del mostro che l’avrebbe uccisa, Oseghale Pamela, la giovane sarebbe morta per overdose dopo aver assunto eroina, secondo quella dell’accusa, invece, Pamela sarebbe stata attirata nella casa di Oseghale e dopo aver ottenuto la dose che cercava, sarebbe stata trattenuta con la forza, abusata e colpita con una coltellata letale.
Poi, come dimostrato dall’autopsia, sarebbe iniziato lo smembramento del corpo per depistare le indagini e cancellare ogni traccia. Ma l’orrore non è bastato al nigeriano perché il suo DNA è rimasto impresso sotto le unghie di quello che resta delle mani di Pamela.
Un’altra drogata uccisa, ma prima di tutto era una ragazza, una donna. Le femministe italiane non se ne sono accorte.
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