Parla il cappellano del carcere di Borgo San Nicola, dove è incarcerato l’assassino di Daniele De Santis ed Eleonora Manta.
Per la prima volta, parla della sconvolgente vicenda di Lecce, dove l’arbitro Daniele De Santis e la compagna, Elonora Manta sono stati uccisi, il prete del carcere dove sta scontando la sua pena, il killer, Antonio De Marco.
Don Sandro D’Elia, spiega che per lui De Marco non sarebbe “un mostro”, il cappellano lo ha incontrato venerdì scorso per la confessione. De Marco ad oggi, è al nono giorno di detenzione presso il carcere di Borgo San Nicola.
Il cappellano del carcere: “Antonio si rende conto di quello che è successo”
“Non è un mostro”, ha affermato don Sandro, prete del carcere dove il ventunenne Antonio De Marco è detenuto per la duplice uccisione, di due ragazzi: l’ex coinquilino e la sua compagna. Si era già parlato di lui, più da un punto di vista squisitamente mentale. De Marco non sarebbe un soggetto psichiatrico secondo l’esperto, ma i preparativi del duplice omicidio commesso, sono di certo spaventosi.
Ad ogni modo, non la pensa così il cappellano del carcere, che racconta del loro primo incontro ravvicinato: “L’ho trovato molto provato, stanco perché ha subito nelle ultime settimane uno stress psicoemotivo notevolissimo. Ma Antonio era anche presente a se stesso, non era confuso. L’ho trovato, anzi, consapevole di quello che è successo“.
Domenica scorsa il ventunenne, ha ricevuto la visita della sorella maggiore, mentre tra pochi giorni dovrebbe esserci quella di sua madre. Secondo Don Sandro, il ragazzo, la temerebbe. “Ho visto la sua difficoltà, la sofferenza all’idea di un primo contatto con i genitori dopo quello che ha fatto. L’ho visto consapevole e pentito”. Ha affermato il prete.
Il cappellano racconta poi che ha ascoltato a lungo Antonio, su quella che era la sua vita prima di entrare in carcere. Tutto normale, i turni in ospedale, il contatto con i pazienti e l’amore per il suo lavoro per il quale vorrebbe continuare a studiare. Don Sandro però, tenta di aprire gli occhi di chi lo conosce: “Antonio – dice infine – nascondeva un disagio interiore molto forte che non ha mai condiviso con nessuno che poi è esploso”.